La casa editrice Menabo’ ha organizzato un incontro al Museo Nazionale d’Abruzzo (Munda) a L’Aquila domani alle ore 17,00 per presentare il nuovo numero della rivista D’Abruzzo (primavera 2016), che ha dedicato un servizio speciale al Museo. L’evento e’ realizzato in collaborazione con il Polo Museale dell’Abruzzo e prevede, infatti, la partecipazione di Lucia Arbace direttrice del Polo Museale, di Mauro Congeduti direttore del Museo Nazionale dell’Abruzzo, di Gaetano Basti direttore editoriale della rivista D’Abruzzo e del fotografo Luciano D’Angelo.
Il Museo e’ stato inaugurato lo scorso dicembre a seguito dell'”accorto intervento di riparazione e ristrutturazione – spiega il direttore Mauro Congeduti nell’articolo – che ha adeguato il complesso dell’ammazzatoio a Borgo Rivera a ospitare temporaneamente una cospicua e importante selezione di reperti archeologici e opere d’arte del Museo Nazionale d’Abruzzo, che il terremoto aveva drammaticamente estromesso dal castello Cinquecentesco dell’Aquila, sede storica delle raccolte fin dal 1951″. Il Museo quindi e’ uno scrigno di opere pregevoli e il percorso espositivo che si snoda all’interno consente di ammirare esempi di arte di alto profilo che gli artisti locali e le maestranze operanti hanno lasciato a testimonianza delle varie epoche in cui hanno lavorato: un viaggio attraverso i millenni.
“L’ordinamento delle sale espositive – spiega la direttrice del Polo Museale Lucia Arbace – ha quale punto di forza il desiderio di far affiorare il silente colloquio delle opere figlie della medesima temperie, che parlano lo stesso linguaggio a prescindere dalla tecnica e dai materiali adottati dall’artista. Il Munda non privilegia la pittura, come la maggior parte dei musei che esibiscono capolavori d’arte dal Tre al Settecento, ma articola manufatti eterogenei: affreschi staccati, sculture lignee o in terracotta, dipinti su tavola a o tela, oreficerie e vetrate. Vengono cosi’ enfatizzati i continui rimandi ai tratti comuni, oppure alle diverse soluzioni di stile che hanno caratterizzato i periodi di maggiore vivacita’ economica e culturale, declinando dal piu’ omogeneo tardo gotico che trova la sua massima espressione nel Trittico di Beffi di spessore internazionale, ad un variegato e libero Rinascimento, incline a cogliere spunti felici dai centri della dorsale appenninica collegati dalla Via degli abruzzi e dai fiumi navigabili, cosi’ come dai centri costieri accarezzati dai venti adriatici uniti dall’autostrada del mare”. “In una tale varieta’ di manifestazioni, che si traduce anche in un tripudio di colori e di contenuti accattivanti con frequenti incursioni del profano nel sacro – commenta infine Arbace – emoziona sopratutto quanti amano la propria terra e sono fieri delle proprie radici si percepisce un filo rosso che collega ogni opera d’arte, connotandola di un humus particolare che la rende ben riconoscibile con le esperienze nate in seno alla officine di localita’ italiana ben piu’ consacrate dalla storiografia artistica”.
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