Nell’ambito di un vasto controllo teso alla individuazione delle matrici inquinanti del fiume Aterno, afflitto da tempo dalla presenza di Salmonella, e’ stato individuato nell’alta valle dell’Aterno un impianto zootecnico intensivo, con potenzialita’ fino a 4500 suini, che operava sprovvisto delle necessarie autorizzazioni ambientali e per la corretta gestione degli effluenti zootecnici e degli altri rifiuti aziendali.
Al fine di valutare i diversi aspetti inerenti la corretta gestione dell’allevamento, il comandante provinciale di L’Aquila, Nevio Savini, valutata la complessita’ degli accertamenti, ha incaricato delle indagini le diverse specialita’ del Corpo Forestale dello Stato cosi’ da poter individuare e verificare tutte le criticita’ dell’allevamento. E’ intervenuto quindi personale del NIPAF, del NIRDA, del NAF, coordinati dal commissario capo Irene Sebastiani, nonche’ e’ stato richiesto l’ausilio del Nucleo di Polizia Giudiziaria Ambientale presso la DDA di L’Aquila. I Nuclei specializzati nei settori della corretta gestione dei rifiuti, benessere degli animali e nella prevenzione e repressione dei reati di natura ambientale a competenza distrettuale, hanno iniziato le indagini che hanno portato al sequestro dell’allevamento sito nel Comune di Capitignano poiche’ l’azienda operava in assenza sia di Autorizzazione Integrata Ambientale (obbligatoria per gli allevamenti intensivi), sia delle autorizzazioni necessarie per la gestione di rifiuti e/o per la pratica della fertirrigazione: sono stati di conseguenza deferiti all’A.G. Un 50enne residente in provincia di Caserta in qualita’ di amministratore unico della Societa’ Agricola e 71enne aquilano, in qualita’ di socio-conduttore dell’allevamento.
Inoltre, durante il controllo dei registri dell’allevamento, e’ emerso come una parte degli animali sia stata destinata alla produzione di salumi per prestigiose etichette del nord Italia. Questo aspetto, rilevante in tema di qualita’ agroalimentare, sara’ oggetto di specifico approfondimento da parte del CFS. Tornando ai rifiuti, dal sopralluogo e’ emerso che i liquami prodotti dai suini venivano riversati sui terreni agricoli limitrofi all’azienda e che, in mancanza di idonei sistemi di stoccaggio e/o smaltimento, andavano a compromettere seriamente le matrici ambientali presenti, anche in virtu’ della vicinanza del rio Mozzano, affluente dell’Aterno. Per dare un’idea del quantitativo di reflui prodotti e sversati nei terreni circostanti, in un anno essi avrebbero riempito circa 50 piscine olimpioniche. Rinvenuti, inoltre, circa 30 suini morti che giacevano in una sorta di cimitero all’area aperta costituito da due fosse comuni senza nessun presidio di protezione sanitaria ed ambientale e senza le prescritte certificazioni veterinarie dirette a determinare le cause dei decessi e le prescrizioni per lo smaltimento. Su richiesta del personale operante sono intervenuti i medici del Servizio Veterinario della Asl di L’Aquila che si sono riservati di approfondire ulteriori aspetti sanitari collegati alle carogne abbandonate. “Le unita’ operative territoriali – spiega il comandante savini – svolgono servizi mirati al monitoraggio e controllo soprattutto lungo le aste fluviali e negli ambienti rurali al fine di scongiurare la presenza di scarichi non autorizzati che spesso sversano liquami nei corpi recettori, compromettendo di fatto le importanti e delicate matrici ambientali presenti sul territorio provinciale”.
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