Difendere la biodiversità e le specie animali carismatiche come elefanti, rinoceronti, gorilla, tigri e leoni si traduce in un vero e proprio investimento economico oltre che in un’assicurazione sulla nostra vita futura e sul nostro benessere perché le complesse reti degli ecosistemi e le specie che li abitano sono la garanzia per una serie incredibile di servizi, quotidiani e gratuiti, che la natura offre al nostro sviluppo (dalla rigenerazione dei suoli, alla fotosintesi, ai regimi idrici, alla composizione chimica dell’atmosfera ecc.). Molte specie, se protette dal bracconaggio e dalla distruzione degli habitat, possono rappresentare un vero volano di sviluppo per le popolazioni locali, sia per il loro straordinario ruolo di “specie chiave” (quelle che gli studiosi definiscono appunto Keystone species) per un ecosistema particolare sia per il significativo indotto economico che possono produrre. Il turismo, che è una componente importante dei servizi ecosistemici ricreativi e culturali, è infatti oggi riconosciuto come un fattore fondamentale per lo sviluppo del 90% dei paesi ricchi di biodiversità ma in gravi situazioni economiche ed un settore cruciale per contribuire all’eradicazione della povertà.
Il WWF, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità che si celebrerà in tutto il mondo domenica prossima, 22 maggio, punta l’attenzione sui benefici economici di specie simbolo come i gorilla, gli elefanti e le tigri.
L’appuntamento che il WWF vuole onorare con la sua Campagna per il Cuore Verde dell’Africa, attraverso l’SMS solidale 45599, attivo fino al 30 maggio, è l’occasione per rendere evidenti i benefici di un patrimonio naturale che purtroppo vengono vanificati da un bracconaggio sempre più aggressivo e che sta cancellando nel solo Congo nord orientale il 5% della popolazione di gorilla di pianura occidentale. Secondo stime WWF perdiamo ogni anno il 10% di tutta la popolazione di questi gorilla sotto i colpi dei bracconieri.
Il Pil offerto dalla natura
Per il team di economisti ecologici guidati da Robert Costanza, che tra i primi ha elaborato valutazioni del valore economico dei servizi ecosistemici offerti dalla natura al nostro sviluppo e al nostro benessere con un famoso lavoro pubblicato nel 1997 dalla prestigiosa rivista scientifica “Nature” la somma dei servizi offerti dalla natura crea un valore stimabile in circa 145.000 miliardi di dollari annui, circa il doppio del Pil mondiale * Assieme ai servizi essenziali offerti dai sistemi naturali (come ad esempio, la depurazione delle acque da parte degli ecosistemi umidi, le capacità di assorbimento del carbonio da parte delle foreste), c’è anche il valore natura della biodiversità per il turismo da parte delle specie animali. La ‘parte del leone’ , è il caso di dirlo, la svolge il ‘re della foresta’, che più appropriatamente dovremmo definire il “Re della savana”: si valuta almeno in 500.000 dollari l’anno per ogni esemplare di leone calcolando gli investimenti in indotto turistico nel Parco di Amboseli, in Kenya. Segue il gorilla, la specie che il WWF ha scelto come simbolo per la sua Campagna contro i crimini di natura. Nel Parco Nazionale della foresta di Bwindi, in Uganda ad esempio l’osservazione di un solo gorilla dei 400 esemplari presenti nel parco da parte dei turisti frutta almeno 100.000 dollari l’anno che vanno nelle casse delle economie locali. In quest’unica area protetta il turismo generato dall’osservazione dei gorilla di montagna produce un reddito annuo di 15 milioni di $. Nel Parco del Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, il valore di un solo esemplare sale addirittura a 450.000 dollari l’anno. I gorilla rappresentano per Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo un’importante fonte di reddito, stimata in almeno 20 milioni di dollari all’anno (oltre 14 milioni di euro). Secondo un’importante ricerca commissione dal WWF all’istituto Dalberg per il Parco del Virunga , se l’ecoturismo legato alla presenza dei gorilla fosse gestito al meglio il parco (il più antico dell’Africa) potrebbe potenzialmente produrre un’economia di 235 milioni di dollari l’anno.
Simile analisi è stata condotta nell’ambito di una ricerca recentemente pubblicata su Scientific American ** un elefante vale 76 volte più da vivo che non da morto. Il valore è stato calcolato sulla base del turismo dedicato all’osservazione degli elefanti secondo (valore calcolato sulla base di ricerche e dati condotti in Kenya, Tanzania, Zambia e Sud Africa) dove un esemplare produce in un anno un ritorno economico di 23.000$ che se calcolato per la vita media di un elefante raggiunge un totale di 1,6 milioni di $. In Tanzania, uno dei paesi a crescita più rapida di tutto il Pianeta, la fauna selvatica rappresenta il 90% delle entrate turistiche che è a sua volta la quarta industria del paese. Ma oggi questo paese è il sanguinoso teatro di una delle più drammatiche stragi di elefanti degli ultimissimi anni ed è facile prevedere la molto probabile ricaduta economica.
Stesse ricerche per le specie marine: i benefici economici indotti dalle attività dei sub attratti lungo i reef degli arcipelaghi dall’osservazione degli squali grigi della barriere corallina delle Maldive vale 3.300 dollari all’anno. A Palau, invece, un singolo squalo di barriera può contribuire per quasi 2 milioni di dollari, nel corso della sua vita, all’economia dell’isola, come risulta da una ricerca dell’Istituto Australiano di Scienze Marine (AIMS) e della University of Western Australia. Nel rapporto del WWF “Reviving the Ocean Economy: the case for action” pubblicato nel 2015 e coordinato da un gruppo di illustri studiosi guidati dal grande esperto di coralli Hoegh- Guldberg, si documenta come gli oceani e la loro biodiversità generano benefici economici di almeno 2.500 miliardi di dollari l’anno.
Anche una balena ovviamente vale molto di più da viva che da morta. Nel 2008, secondo l’ International Fund for Animal Welfare, 13 milioni di persone hanno generato – a livello mondiale – un fatturato complessivo di 2,1 miliardi di dollari per attività di whale watching, l’osservazione dei cetacei nel loro ambiente naturale, dando lavoro così a 13.000 persone. Anche le cernie nostrane rappresentano un’ autentica risorsa. Da una valutazione fatta per difetto qualche anno fa, la presenza di tre cernie, rispettivamente del peso indicativo di 12, 16 e 18 chilogrammi a Teja Liscia, nell’Area Marina Protetta di Tavolara, Molara, Punta Coda Cavallo, diventate il motivo di immersione per centinaia di sub, ha generato un indotto turistico in dieci anni, superiore ai 110.000 euro. Gli stessi pesci, se pescati, avrebbero potuto sfruttare poco più di 500 euro. Complessivamente, invece, le 16mila immersioni fatte nel 2009 nell’Area Marina Protetta di Tavolara hanno prodotto, nel 2009, un fatturato di 23 milioni di euro, come emerge da una analisi dell’Università di Sassari. In Italia secondo il rapporto Ecotour sul Turismo Natura del 2014, il turismo naturalistico nelle strutture ricettive all’interno delle aree protette ha superato quota 100 milioni di presenze, con un fatturato di oltre 11 miliardi di Euro.
Bracconaggio e mercato nero: un guadagno per pochi
I guadagni di chi commercia nel mercato nero della natura vendendo i prodotti legati alle specie protette, come avorio, pelli, corni di rinoceronti, animali da collezione, carne di savana (bushmeat) alimentano un giro di affari illegale che nel mondo vale oltre 23 miliardi di dollari l’anno. Lo sterminio di specie prodotto dal bracconaggio costituisce un vero e proprio delitto , che impedisce la corretta gestione delle risorse per il bene comune, offende i principali diritti umani, lede i più comuni principi di libertà e democrazia e ostacola qualunque tentativo di riportare lo sviluppo umano in un percorso di sostenibilità. Gorilla, elefanti, scimmie e le splendide foreste tropicali rappresentano il cuore pulsante del bacino del Congo, ma le risorse naturali stanno scomparendo per colpa di veri e propri criminali di natura che eliminano animali protetti, distruggono le foreste ed estraggono illegalmente materie preziose, tutte attività che spesso finiscono per finanziare i conflitti armati.
La campagna del WWF
Per il suo cinquantesimo anniversario il WWF Italia ha lanciato la Campagna per il “Cuore Verde dell’Africa”, rinnovando e rafforzando il suo impegno per il Parco di Dzanga Sangha nel bacino del Congo, un’area fortemente a rischio e secondo polmone verde del mondo dopo l’Amazzonia dove si sta vivendo una grave emergenza di bracconaggio. Dal 15 al 30 maggio si può aiutare il WWF con una donazione attraverso l’SMS solidale 45599 e sostenere il progetto che mira a costruire con le comunità locali uno sviluppo sostenibile e duraturo lottando contro i crimini di natura. Con lo slogan ”Fermiamo Insieme il Massacro di Natura”. Le 2 settimane di raccolta fondi, appena partite, culmineranno con la Giornata delle oasi: domenica 29 maggio le circa 100 Oasi WWF saranno in festa e aperte gratuitamente.
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