Sono circa due milioni gli italiani che nel corso della loro vita sono affetti da lesioni cutanee croniche (Lcc). Si tratta di una serie di patologie dolorose come ulcere vascolari, piaghe da decubito e lesioni da piede diabetico, che richiedono terapie specifiche, spesso di lunga durata, e che non rientrano nei Livelli essenziali di assistenza essendo dunque a carico di chi ne soffre. E anche se il fenomeno è in costante crescita (+8% l’anno) e in 2 casi su 10 c’e’ il ricorso al ricovero ospedaliero, il Sistema sanitario nazionale non include le Lcc nei Lea e non fornisce i territori di una rete assistenziale specifica. Quindi i malati, oltre che dover pagare le cure di tasca propria, non sanno a chi rivolgersi quando necessitano di assistenza. Questo l’allarme lanciato da Aiuc e Simitu in occasione della presentazione della campagna di sensibilizzazione ‘Salvamilapelle!‘, all’Hotel Nazionale a Roma. Campagna che si propone di informare sul problema delle Lcc attraverso uno spot televisivo, un sito internet e un’attività di raccolta firme, ma è anche un appello affinché le Lcc vengano inserite nei Lea.
‘Salvamilapelle!’ è accompagnata da due ricerche che offrono un quadro di quale sia l’incidenza di queste patologie, quali gli effetti sui malati e come il sistema sanitario risponde alle loro esigenze. Secondo i dati raccolti da Simitu nello studio ‘Quality of life study in wound care’, le Lcc si manifestano piu’ frequentemente nei pazienti anziani e di sesso femminile, spesso single o in condizione di vedovanza, con un livello di istruzione basso. Nel 65% dei casi, i pazienti dichiarano di avere una condizione fisica tra lo scadente e il passabile, con una marcata limitazione delle attività quotidiane. Nella maggior parte dei casi, le lesioni influenzano negativamente il paziente, isolandolo in uno stato di tristezza e scoraggiamento.
Il progetto Siuc-Studio italiano ulcere cutanee, certifica la lunga durata delle ulcere, che si manifestano nel 32% dei casi per più di un anno e nel 16% da oltre due anni. Lo studio riporta che il 20,2% dei pazienti è dovuto ricorrere al ricovero ospedaliero e che oltre il 70% si è rivolto a strutture pubbliche del sistema sanitario. Nel 29,7% dei casi, i pazienti hanno fatto ricorso all’Adi, assistenza dmiciliare.
“Nel sistema sanitario nazionale- spiega Francesco Petrella, presidente Aiuc- non esistono codici prestazionali riguardanti le attività ambulatoriali per la cura delle ulcere. I pazienti non risultano tali. Quindi il sistema non sa quanti pazienti affetti da lesioni cutanee accedono alle cure pubbliche o vengono visitate”. Come spiega anche il presidente Simitu, Giuseppe Nebbioso, grazie ai codici prestazionali “il medico generico puo’ fare una richiesta per l’ulcera e il paziente puo’ andare in ambulatorio pubblico e afferire a strutture dedicate. Cio’ significa incentivare il settore delle medicazioni ed evitare che il paziente compri da solo questi prodotti”.
La spesa non è indifferente: “Se il paziente dovesse comprare cio che serve per una terapia complessiva- spiega Petrella- spenderebbe tra 80 e 100 euro ad accesso”. Cifre significative, specialmente se si considera che a sostenerle sarebbe una fascia economicamente debole della popolazione, come illustrano i dati raccolti da Simitu: “Coi tagli alla sanità molti pazienti rinunciano alle cure- commenta il presidente Simitu, Giuseppe Nebbioso- e le conseguenze sono gravi, possono andare fino all’amputazione di arti o morte”. (Dire)
[…] Continua […]