Cresce in Italia il numero di contratti standard (permanenti a tempo pieno) e di quelli a termine mentre si riducono le collaborazioni e si attenua la crescita del part time iniziata durante la recessione. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale 2016 dell’Istat, che sottolinea come ad influire sulle scelte delle imprese in materia di assunzioni siano state anche le recenti novita normative previste dal jobs act e, soprattutto, la decontribuzione.
“Come in Europa, l’incremento di occupazione in Italia si riflette su tutti i tipi di lavoro, compreso quello standard che si era ridotto in misura consistente durante la crisi. Nel 2015 gli occupati standard aumentano di 65 mila unita’ (+0,4%)”, anche se “quasi esclusivamente tra gli uomini e le persone con 50 anni e piu'”. Tuttavia, rispetto al 2008, l’incidenza del lavoro standard sul totale degli occupati scende da 77,0 a 73,4% (1,3 milioni di occupati in meno). Continua a crescere nel 2015 il numero dei dipendenti a termine (+105 mila unita’) e a diminuire quello dei collaboratori (-29 mila). Complessivamente, nel periodo che va dal quarto trimestre 2014 al quarto 2015 tra i giovani di 15-34 anni aumentano sia le transizioni da lavoro atipico a lavoro standard (17,7% da 14,5% registrato fra quarto trimestre 2013 e quarto 2014) sia la quota di non occupati che trovano un lavoro standard (da 23,5% del periodo 2013-2014 al 25,5% del 2014-2015), anche se rimane molto elevata la quota dei nuovi occupati con lavoro atipico (60,7%). Rallenta l’utilizzo del part time: dal 2008 gli occupati permanenti a tempo parziale sono aumentati di 687 mila unita’ (+26,8%), di cui 45 mila (+1,4%) nell’ultimo anno.
Considerando anche gli occupati part time a termine, l’aumento registrato tra 2008 e 2015 e’ di 860 mila unita’, per un totale di 4,2 milioni di persone. Da ultimo, continua a crescere l’incidenza del part time involontario, che raggiunge il 63,9% nel 2015 (27,5% la media Ue) e torna in territorio positivo anche il numero di part timer volontari.
“Le recenti novita’ normative hanno influito sulle scelte delle imprese in fatto di assunzioni”, spiega l’Istat. Il contratto a tutele crescenti “ha svolto un ruolo importante”, almeno nella percezione delle imprese, nell’accompagnare la fase di ripresa della domanda di lavoro nel 2015. Tra le unita’ che hanno assunto in corso d’anno, la probabilita’ relativa che i nuovi contratti a tempo indeterminato corrispondano interamente a nuovi lavoratori dipendenti e’ circa del 39% nel caso delle piccole imprese, del 29,3% per le medie e del 22,2% nel caso delle grandi.
Inoltre, si e’ valutato in quale misura la decontribuzione abbia favorito un aumento dell’occupazione complessiva nelle imprese manifatturiere nel corso del 2015. I risultati delle stime mostrano che, “sulla base delle valutazioni delle imprese manifatturiere, l’utilizzo del provvedimento in questione ha rappresentato la principale variabile a sostegno dell’occupazione complessiva dell’impresa”, determinando un aumento medio degli occupati del 18,0%, superiore al contributo della produttivita’ (+12%) e di un elevato livello degli ordini e della domanda (+8,1%).
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