Raccontare L’Aquila oggi. Testimoniare attraverso la fotografia la città che risorge, la città ostaggio della precarietà delle new town e la città dove il tempo si è fermato alla notte del 6 aprile 2009. Dare una voce e un volto all’Aquila che reagisce e lotta, giorno dopo giorno, in punta di piedi e con civile ostinazione, per mantenere la coesione sociale e riappropriarsi dei suoi luoghi, dei suoi territori e della sua identità perduta.
E’ questo il senso del progetto di fotografia sociale e documentaria Lo stato delle cose. Geografie e storie del doposisma, in programma a L’Aquila e nei centri del Cratere sismico dal 29 maggio al 5 giugno 2016 (info su www.lostatodellecose.com e https://www.facebook.com/statodellecose/).
A realizzarlo circa quaranta fotografi italiani che hanno condiviso l’idea di dare vita a una iniziativa interamente autofinanziata: la sfida di una grande narrazione collettiva nata con l’obiettivo di poter offrire un contributo a riaccendere l’attenzione su L’Aquila a sette anni di distanza dal sisma del 6 aprile 2009.
La tesi di fondo è che, archiviata l’enfasi mediatica e l’onda emozionale dell’opinione pubblica dinanzi a questa catastrofe naturale, le vicende della comunità aquilana siano progressivamente quasi scivolate nell’oblio e che riemergano di tanto in tanto in funzione delle diverse inchieste giudiziarie o, ancora, in occasione degli anniversari del 6 aprile.
L’idea, dunque, è testimoniare attraverso la fotografia le dimensioni e gli effetti di un disastro le cui proporzioni, a tutt’oggi, appaiono “ignote” non solo al Paese ma forse anche agli stessi aquilani, alcuni dei quali ostaggio nei non luoghi delle new town che si sono costruite all’indomani del sisma. Il reportage collettivo che si è immaginato, allora, potrà e dovrà documentare la vita quotidiana all’interno dei quartieri satellite delle abitazioni del cosiddetto Progetto Case, i cantieri della ricostruzione, lo stato del recupero dei beni culturali, le architetture civili del nuovo edificato, i luoghi della resistenza nel quotidiano. Lì dove cittadini e lavoratori aquilani vivono giorno dopo giorno in uno stato di disagio tangibile, e naturalmente i luoghi del tempo sospeso, ovvero le aree dell’Aquila e delle sue frazioni, così come dei centri dell’Aquilano, dove le lancette dell’orologio sono rimaste ancora ferme al 6 aprile 2009.
E’ presupposto di fondo che per la realizzazione delle azioni del progetto “Lo stato delle cose” si ricorrerà all’autofinanziamento e che, in nessun caso, si ipotizzerà il ricorso alla richiesta di finanziamenti pubblici agli enti locali abruzzesi.
L’obiettivo è anzi donare qualcosa a L’Aquila, a cominciare da una narrazione collettiva che si auspica possa rivelarsi utile per riaccendere una volta di più l’attenzione sul doposisma. Su questo stesso portale web che si intende donare simbolicamente alla città sarà raccolto e divulgato, per l’autunno 2016, il materiale fotografico realizzato durante Lo stato delle cose: un archivio visuale a disposizione della collettività non solo aquilana dove, per quanto possibile, poter avere consapevolezza della situazione della vita quotidiana a L’Aquila e delle proporzioni gigantesche della sfida della ricostruzione e degli effetti tuttora presenti del devastante terremoto del 2009.
Ideato e curato dal giornalista Antonio Di Giacomo, lo Stato delle cose è promosso e realizzato dall’associazione culturale senza fini di lucro La camera del Tempo con il patrocinio del Comune dell’Aquila e con la collaborazione dell’associazione culturale Territori, del Dipartimento di Scienze Umane e del Laboratorio di cartografia dell’Università degli studi dell’Aquila, dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, del Segretariato regionale per l’Abruzzo del Ministero per i Beni culturali. Media partner è la rivista di fotografia EyesOpen! Magazine. Il progetto Lo stato delle cose vede inoltre la partecipazione della Comunità 24 luglio e dell’associazione VIVIAMOLAq.
Foto di Michele Belloni
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