Siamo spesso trascinati in una realtà complessa da gestire nel quotidiano a causa delle notizie che pervengono da paesi sotto assedio demoliti dalla potenza delle multinazionali. Trovandoci oggi in un mondo in cui il denaro costantemente si riserva il potere di delineare il confine di tutto. Cosa accade invece se un giorno uno chef italiano Domenico Maurizio Loi e la responsabile Meri Calvelli del “Centro Italiano di Scambio Culturale Vik” della striscia di Gaza, decidono di far incontrare culture differenti comunicando attraverso la buona cucina?
La popolazione di Gaza come ben sappiamo vive una situazione di assedio che non permette loro un contatto con il mondo esterno se non grazie ad internet, quando l’erogazione dell’energia elettrica lo permette o grazie ad iniziative come quelle che spesso vengono ideate dal centro Vik, portando così la professionalità dall’estero in questi territori permettendo ai giovani una crescita che consentirà loro di introdurre le proprie competenze nel mondo del lavoro.
Domenico Maurizio Loi gestisce da tempo un’attività di ristorazione in Sardegna a cui dedica gran parte del suo tempo, non solo per amore dell’ arte culinaria, ma per il senso che spesso viene sottovalutato in quanto il cibo sia una molecola in grado non solo di produrre la nostra buona salute ma di mediare attraverso il nostro umore il rapporto con il mondo esterno. Teoria che ancora oggi a causa della globalizzazione spesso viene sottovalutata. Il Work Program, che sta avendo luogo proprio in questi giorni all’ interno dell’ enclave, coinvolge non solo i giovani ma anche le singole famiglie, il Palestine Professional College in Deir el Balah, alcuni partners che hanno scelto di aderire tra cui il Palestine Professional College – Deir el Balah, Ristoranti e Pizzerie tra cui Mr. Baker, Taboun, Mazaje, Oregano e le donne palestinesi del Ministero degli affari Sociali.
L’evento finale coinvolgerà invece la popolazione nella serata dal titolo “ Pizza Pazza in Gaza” che si svolgerà il 2 Giugno 2016 dando così la possibilità a donne, bambini e chiunque voglia assistere alla preparazione dell’ antico piatto italiano di conoscere personalmente Maria, Maurizio e Stefania.
Maurizio ci ha concesso una breve intervista per colmare alcune curiosità:
Gaza non è un territorio semplice, ci sono stati momenti in cui paura o tensione si sono fatte sentire?
Voglio essere sincero, la mia preoccupazione non era indirizzata verso me, lo era invece per chi viveva nelle zone di confine e nelle più povere. Le prime sere abbiamo sentito volare dei razzi ed i nostri conoscenti dall’ Italia hanno vissuto ore di terribile ansia. Guardavo il porto di Gaza dalla mia finestra, una meraviglia… io e mia moglie invece immaginavamo come ci si possa sentire a vivere così ogni giorno della propria vita avendo il timore di non potere più vedere l’alba.
Cosa hai notato nei loro occhi arrivato sulla Striscia di Gaza?
La vita, la speranza, sono persone incredibili e sto intrecciando relazioni meravigliose con loro. C’è molta povertà in questi luoghi anche perché al contrario di quello che dall’ occidente si possa immaginare, la vita qui è carissima! Non c’è lavoro, la popolazione è al limite della sopravvivenza e ti faccio un esempio, una bottiglia di acqua da mezzo litro costa 1.50, molto più che da noi. Mi domando come sia possibile tutto questo e come sia possibile resistere, tornerò a casa con tanti insegnamenti nella mia valigia ed io spero con tutto il cuore di lasciare qualcosa anche a loro.
Come se la cavano con la lavorazione della pizza e la cucina italiana, ci troviamo di fronte a culture realmente distanti?
No, sono bravissimi, ammetto che io sono uno chef anche se so fare la pizza ma la difficoltà qui è anche mia, per il semplice motivo che gli ingredienti si modificano in base al territorio, esempio: le farine sono molto diverse dalle nostre. Mi sono trovato in difficoltà anche io a dare elasticità alla pasta per la pizza, ma la loro manualità e la loro cultura culinaria sono antichissime e non hanno nulla da invidiare alle nostre.
Qual’ è stato l’ impedimento più grande sino ad oggi?
L’acqua salata! Lavarsi con l’acqua salata tutti i giorni è un esperienza terribile, accade poi che mentre si cucina all’ improvviso salti l’elettricità, qui non c’è mai la luce, la gente conosce l’arte del sapersi arrangiare. Quella palestinese è una popolazione forte, provate ad immaginare un italiano che per 2 ore venga privato dell’energia elettrica, si scatenerebbe l’inferno.
Cosa ti ha portato fino in Palestina e perché proprio la Striscia di Gaza?
Devo ringraziare mia moglie per questo, lei è sempre stata molto vicina alla causa palestinese e piano piano mi ha insegnato questa cultura e soprattutto ho appreso dalla loro storia passata ed odierna cosa si trovino costretti a vivere giornalmente, come riescano a sopravvivere sarebbe il termine più opportuno. Noi abbiamo un ristorante e la cucina è la mia vita, amo questo lavoro, ci dedico almeno 17 ore della mia giornata e da tempo creiamo cene per raccolte fondi. Nelle nostre possibilità dedichiamo tutto il tempo possibile. La mia cultura sarda mi ha insegnato non solo la buona cucina ma anche ad essere sincero, bisogna aiutare gli altri se veramente si ha voglia di mettersi in gioco e sorridere se veramente si ha voglia di farlo. Conobbi Meri Calvelli un anno e mezzo fa insieme alla mia dolce metà ed ebbi questa illuminazione.
Quindi questa idea è stata… farina del tuo sacco?
Esattamente, ci ho messo soldi e tempo e coinvolto le persone più vere e importanti che avevo intorno, ma senza Meri Calvelli sarebbe stato impossibile. Ci è voluto un anno e mezzo, un tempo infinito in cui ho creduto che non sarei mai riuscito a realizzarlo davvero. Questa donna è incredibile, lavora con la popolazione e gestisce questo centro con una forza surreale, ciò di cui sono cosciente oggi è che si tratti di una donna concreta! La parola concreta è molto importante nel periodo che stiamo vivendo e lei me l’ ha riportata alla mente, siamo circondati da persone e soprattutto politici che vendono favole, ma lei in un modo o nell’altro, anche se i tempi sono lunghi alla fine riesce sempre e io sono fiero di essere quì e di averla conosciuta.
Antonietta Chiodo – Pressenza
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