Dopo il via libera del Tribunale di Pescara al decreto di omologazione del concordato preventivo, l’Azienda consortile acquedottista (Aca) traccia un bilancio sul lavoro fatto e quello ancora da fare. “Questo, ha commentato l’amministratore unico Vincenzo Di Baldassare, non e’ un punto di arrivo ma di partenza” e dopo tanti “sacrifici” altri se ne dovranno fare nei prossimi sei anni, scadenza finale per il pagamento di tutti i debiti. A parlare del percorso seguito e’ stato oggi proprio Di Baldassarre, il quale ha spiegato che “l’Aca paghera’ il 60 per cento dei debiti ai creditori, manterra’ tutti i posti di lavoro all’interno dell’azienda, aiutera’ le aziende (che incasseranno denaro che non avrebbero mai preso in caso di fallimento) e garantira’ che l’acqua resti in una societa’ pubblica, mantenendo le tariffe attuali, senza aumenti”. Raggiungere questo risultato “non e’ stato indolore, abbiamo fatto una cura da cavallo, ma e’ servita”.
E per arrivare all’equilibrio “abbiamo risparmiato sull’inutile (i tagli sono stati di 4,7 milioni nel 2014 e di 2,9 milioni del 2015), investendo su cio’ che e’ necessario e ricorrendo al mercato del lavoro con procedure di evidenza, facendo, poi, decine di milioni di appalti in trasparenza”. Di Baldassarre ha parlato del supporto di “sindacati e associazioni di categoria” e delle “tante difficolta’ superate, nonostante gli oppositori di spessore” ma oggi, ha proseguito, “siamo arrivati al primo traguardo, ed e’ solo il primo”. Tra gli interventi dell’azienda ha parlato di “15-18 cantieri in esecuzione e altri 18 che stanno partendo. Inoltre gli impianti interessati ai provvedimenti giudiziari sono in corso di adeguamento e non bisogna dimenticare l’intervento che si sta effettuando sul Dk15, un’opera strategica che ha la funzione di intercettare gli scarichi sull’asta del Pescara”.
L’Aca, poi, punta a far partire quest’anno i lavori di adeguamento del depuratore del capoluogo adriatico. Facendo riferimento ai problemi dell’inquinamento del mare ha fatto notare che “in questo momento non e’ il depuratore di Pescara il problema: quello che e’ successo in questo periodo non e’ collegabile alla gestione del depuratore, che e’ stato sempre nei limiti, ma all’asta fluviale”.
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