Amnesty International ha messo in forte discussione la credibilità delle Nazioni Unite dopo che queste hanno vergognosamente ceduto alle pressioni per rimuovere i partecipanti alla coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita dall’elenco degli stati e dei gruppi armati che violano i diritti dei bambini nel corso dei conflitti.
La notte tra il 6 e il 7 giugno un portavoce del segretario generale Ban Ki-moon ha annunciato che c’era stata una modifica all’elenco pubblicato il 2 giugno nel rapporto annuale del Rappresentante speciale sui bambini e i conflitti armati.
La modifica è stata la conseguenza diretta delle pressioni esercitate dall’Arabia Saudita, contrariata dalle conclusioni cui era giunta l’Onu, ovvero che le operazioni militari della coalizione guidata da Riad avevano causato morte e sofferenza di bambini durante il conflitto armato dello Yemen.
“Che l’Onu s’inchini alle pressioni fino al punto di alterare un rapporto già pubblicato sui bambini nei conflitti armati è un fatto senza precedenti così come è irresponsabile che le pressioni siano state esercitate proprio da uno degli stati elencati nel rapporto” – ha commentato Richard Bennett, rappresentante di Amnesty International presso le Nazioni Unite.
“Cedere alle pressioni in questo modo compromette tutta l’azione delle Nazioni Unite per proteggere i bambini nei conflitti. Il segretario generale non deve arretrare né sminuire l’importanza del lavoro del suo Rappresentante speciale. Altrimenti, rischia di danneggiare la credibilità dell’Onu nel suo complesso” – ha aggiunto Bennett.
“Questo è un esempio lampante del motivo per cui le Nazioni Unite devono stare sempre dalla parte dei diritti umani e dei loro principi: altrimenti finiscono per diventare parte del problema e non la sua soluzione” – ha continuato Bennett.
Secondo fonti dell’Onu, l’eliminazione dall’elenco è temporanea in attesa che le stesse Nazioni Unite e l’Arabia Saudita rivedano congiuntamente le conclusioni del rapporto. Nel frattempo però i diplomatici sauditi all’Onu non hanno perso tempo a esaltare quella che hanno definito una “irreversibile” vittoria morale.
Mai in passato le Nazioni Unite avevano rimosso uno stato da un elenco già pubblico. L’anno scorso erano state criticate perché nel rapporto del Rappresentante speciale non era stato inserito Israele, nonostante le numerose e credibili denunce riguardo a centinaia di bambini uccisi e migliaia di feriti nel conflitto armato del 2014 a Gaza.
“Qui siamo di fronte a un passo ulteriore. Il Segretario generale ha istituito un pericoloso precedente che metterà ancora più a rischio le vite dei bambini nei paesi in conflitto” – ha accusato Bennett.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite del 2 giugno, nel 2015 la coalizione a guida saudita è stata responsabile del 60 per cento delle 510 morti e dei 667 ferimenti di bambini nel conflitto dello Yemen. Il Segretario generale aveva a tale proposito dichiarato: “Le gravi violazioni ai danni dei bambini sono drammaticamente aumentate con l’escalation del conflitto”.
Amnesty International ha ripetutamente documentato le violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, anche ai danni dei bambini, da parte degli stati membri della coalizione a guida saudita impegnata nel conflitto dello Yemen, responsabile di attacchi aerei contro le scuole e dell’uso delle bombe a grappolo – armi vietate a livello internazionale – che hanno ucciso tre bambini e ne hanno feriti nove.
I bambini costituiscono un terzo – 127 su un totale di 361 – dei civili uccisi in 32 attacchi illegali, documentati da Amnesty International, portati a termine dalla coalizione a guida saudita dall’inizio delle operazioni militari nello Yemen.
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