Rosarno, immigrato ucciso. Coisp: giorno maledetto

“Non avremmo mai voluto che arrivasse ancora un altro maledetto giorno per dire che l’avevamo profetizzato: certe sciagure come quella di Rosarno sono il frutto dell’irresponsabilità di chi non fa abbastanza per noi, di chi non ci da quel che ci serve per lavorare, di chi non ci mette in condizioni di operare in sicurezza, […]

“Non avremmo mai voluto che arrivasse ancora un altro maledetto giorno per dire che l’avevamo profetizzato: certe sciagure come quella di Rosarno sono il frutto dell’irresponsabilità di chi non fa abbastanza per noi, di chi non ci da quel che ci serve per lavorare, di chi non ci mette in condizioni di operare in sicurezza, di chi abbandona sulle nostre sole e dimenticate spalle problemi di proporzioni titaniche come certamente è la gestione del fenomeno dell’immigrazione e tutto ciò che ne consegue. Un’altra vita grava sulle coscienze di chi governa continuando spudoratamente a tagliare sulla sicurezza, e che in cuor suo sa perfettamente che, ad esempio, uno spray antiaggressione o un taser avrebbero evitato una morte, oggi a Rosarno, come ieri in altri posti d’Italia e domani altrove”.

Così Franco Maccari, segretario generale del sindacato di polizia Coisp, commenta la notizia della morte di un immigrato rimasto ucciso a Rosarno.

“Ma nessuno deve azzardarsi, adesso, a scatenare le solite indegne e vergognose accuse contro il collega dei carabinieri – tuona Maccari -. E’ una vita che ripetiamo che situazioni come quelle delle baraccopoli occupate dagli immigrati sono vere polveriere pronte a esplodere. E’ una vita che ripetiamo che quando ci si trova in due, in una situazione di gravissimo pericolo, in circostanze di assoluta inferiorità numerica e con un carico di ansia alle stelle la tragedia è in agguato. E’ una vita che ripetiamo quanto siano indispensabili strumenti sia pur banali ed economici come spray e taser per evitare al massimo l’uso di strumenti di difesa come l’arma di ordinanza. E’ una vita – continua – che insorgiamo quando vediamo che determinati servizi vengono affidati e svolti da due colleghi quando ce ne vorrebbero venti. E’ una vita che tentiamo disperatamente di spiegare quanto sia ingiusto mettere gli Appartenenti alle forze dell’ordine nell’assurda situazione di dover scegliere fra la propria vita o conseguenze nefaste. E’ una vita che tentiamo di chiamare a responsabilità chi sa che certe cose si potrebbero evitare e non lo fa, politica e istituzioni in primis. Se atti di accusa si devono scatenare, lo si faccia contro questi ultimi indegni irresponsabili menefreghisti che si occupano di sicurezza solo nelle loro infinitamente vuote chiacchiere”.

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