272 medici, ospedalieri, universitari, specialisti, medici di base, hanno sottoscritto un documento per fermare la costruzione dell’inceneritore di Firenze, una scelta reputata pericolosa per la salute dei cittadini [qui i nomi]
Il codice deontologico dei medici, all’art 5 li impegna a collaborare con le politiche di prevenzione, a informare sui fattori di rischio ed a “favorire un utilizzo appropriato delle risorse naturali per un ecosistema equilibrato e vivibile anche per le future generazioni”.
Nella Piana, una piccola pianura padana, in cui non mancano le fonti di inquinamento e le criticità ambientali (vi sono già presenti fra l’altro 3 inceneritori), bisognerebbe puntare decisamente verso il miglioramento della qualità dell’aria e verso la riduzione della pressione ambientale, invece coi nuovi insediamenti in progetto, in primis soprattutto l’inceneritore di Firenze autorizzato ad emettere ogni ora 170.000 N/m3 di fumi tossici, e la nuova pista dell’aeroporto di Peretola , questa non potrà che peggiorare ulteriormente, con conseguente aumento dei rischi per la salute.
L’inceneritore, una scelta calata dall’alto e poi blindata politicamente, senza aver nemmeno previsto l’opzione zero, è’ autorizzato ad emettere annualmente i seguenti cancerogeni: 6,7 tonnellate di particolato totale sospeso PTS (per oltre l’80% costituito da PM2,5, in cui è compreso il particolato ultrafine); 134,6 kg. di mercurio, 134,6 kg di cadmio e tallio, 13,5 kg di IPA, nonché 135 mg di diossine.
Ma l’unica dose scientificamente accettabile di un cancerogeno è lo zero.
Inoltre potrà emettere annualmente anche 94,2 ton di NO2, 67,3 ton di CO, ma queste emissioni sono solo una minima parte delle migliaia di sostanze che si formano durante i processi di combustione, che il più delle volte non sono neppure identificate. In più ogni sostanza conosciuta emessa è stata valutata solo singolarmente: non si è calcolato l’effetto complessivo che le varie sostanze emesse dall’inceneritore avranno sulla salute umana, non si è calcolato il potenziale sinergismo degli inquinanti dell’inceneritore con quelli delle altre fonti. Non si è tenuto conto della mancata reversibilità degli inquinanti emessi, dato che la maggior parte di questi sono persistenti, non biodegradabili, bioaccumulabili (come le diossine, furani, PCB, metalli pesanti) e si biomagnificano nelle catene alimentari. Non si è calcolata la pressione ambientale cumulativa del nuovo aeroporto e dell’inceneritore.
Non si è calcolato del tutto il particolato secondario, molto importante anche per la diffusione dell’inquinamento. Il rispetto dei limiti di legge delle emissioni degli inquinanti considerati, non garantisce la salute delle popolazioni, vedi i limiti della UE, rispetto a quelli dell’OMS, vedi numerosi lavori scientifici (Escape per esempio). C’è necessità di discariche per rifiuti solidi. Ceneri e scorie che ammontano a circa un terzo del rifiuto bruciato, circa 55.000 t/a, che contengono metalli, diossine, IPA, non possono essere irresponsabilmente fatte sparire nei manufatti, nel cemento e diffuse in ambiente, creando ulteriori rischi per la salute umana, ma devono essere smaltite in discariche speciali.
La negatività degli impatti sanitari che possono essere sia neoplastici che non neoplastici, degli impianti diincenerimento anche di ultima generazione, è confermata, oltre che da una letteratura internazionale in continua crescita, anche da autorevoli studi nazionali, per citarne solo alcuni: Moniter, ERAS Lazio, studi ARPA Piemonte sull’inceneritore di Vercelli, Cosmari nelle Marche e un recentissimo studio sull’inceneritore di San Zeno, a Arezzo.
Inoltre incidenti/malfunzionamenti e criticità gestionali sono pur sempre possibili come l’esempio dell’impianto di Montale ha dimostrato a più riprese, tanto da indurre l’Ordine dei Medici di Pistoia ad una chiara presa di posizione contro l’incenerimento.
La consapevolezza del rischio cui saranno sottoposti i cittadini, esposti alle ricadute dell’inceneritore, emerge dall’enfasi riposta nel progetto di sorveglianza epidemiologica dell’ASL10. Una indagine epidemiologica, a posteriori, eticamente inaccettabile dal momento che deve essere attivata la Prevenzione primaria, non costruendo l’inceneritore di Firenze.
Lascia un commento