Non se ne e’ accorto nessuno, ma mentre eravamo tutti sconvolti dalle vacanze di Natale, siamo stati colpiti da un treno di onde gravitazionali prodotte dalla fusione di due buchi neri. Lo hanno spiegato oggi, in un articolo che sara’ presto pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, i ricercatori che collaborano al Large Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) insieme ai loro colleghi italiani ed europei del progetto Virgo coordinati dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Per la seconda volta nella prima mattina del giorno di Santo Stefano, e per la precisione alle 04 38′ 53” (ora italiana) i sensibilissimi strumenti dislocati nei due impianti di Livingston (Louisiana) e di Hanford (nello Stato di Washington sulla costa del Pacifico) hanno segnalato il passaggio di un treno di onde gravitazionali che, stando ai calcoli effettuati, sarebbero state prodotte dalla fusione di due buchi neri che si sono definitivamente fusi in uno solo.
E’ la seconda volta che i sistemi di LIGO riescono a raccogliere la testimonianza del passaggio di questo fenomeno spaziale cosi’ difficilmente osservabile. Le onde gravitazionali portano con se’ molte informazioni sul fenomeno che le ha prodotte. In questo caso, secondo gli scienziati, sarebbero state prodotte dalle fasi conclusive (le ultime 27 orbite) del processo di fusione di due buchi neri di cui uno con una massa pari a 14 masse solari, e l’altro con una massa pari a 8 masse solari. Il buco nero risultante avrebbe una massa pari a 21 masse solari. Nel corso del processo di fusione una massa equivalente a quella del nostro Sole, sarebbe stata trasformata in onde gravitazionali, le stesse che hanno investito la Terra il 26 dicembre scorso.
“E’ molto significativo – ha spiegato la portavoce di Ligo, Gabriela Gonzalez – che questi buchi neri siano molto piu’ piccoli di quelli che avevamo visto a febbraio. E’ un inizio promettente per pensare di riuscire a fare una mappa dei buchi neri nel nostro Universo”. L’evento si e’ prodotto approssimativamente 1,4 miliardi di anni fa, ma non e’ stato possibile individuare l’esatta posizione nello spazio. “Nel prossimo futuro – ha spiegato Fulvio Ricci portavoce del progetto Virgo – proprio l’entrata in funzione delle antenne di Virgo permettera’ di avere quei dati necessari ad effettuare l’esatta localizzazione della sorgente delle onde gravitazionali nello spazio”. Sull’altra sponda dell’oceano, i responsabili del progetto Ligo sono tuttavia entusiasti delle potenzialita’ di ricerca che sono emerse gia’ in questi primi mesi di attivita’. “La prima osservazione, resa nota a febbraio – ha detto Albert Lazzarini della Caltech University – e’ stata una pietra miliare della scienza. Ora questa seconda osservazione segna il momento zero della attivita’ di ricerca di Ligo. Ora possiamo pensare di fare previsioni in merito alla cadenza temporale con cui ci aspettiamo di osservare dei fenomeni. Ligo ci sta portando a conoscere uno dei fenomeni piu’ potenti del nostro Universo”.
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