“Al ministero dell’Interno e alle diverse prefetture abbiamo chiesto di poter entrare ufficialmente nei diversi CIE (Roma, Torino, Brindisi, Caltanisetta) nei CARA (Mineo, Castelnuovo di Porto, l’Hub di Milano, la Tendopoli di Bresso), in diversi CAS ed in particolare nei nuovi ‘hotspot’ di Taranto, Pozzallo e Lampedusa. Ma gli hotspot restano luoghi off limits: l’accesso è stato negato”. Lo dichiarano, in una nota, i rappresentanti della campagna LasciateCIEntrare che oggi, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, visiteranno più di 60 centri immigrazione di tutta Italia per verificare e segnalare irregolarità e violazioni dei diritti umani.
“In alcuni centri ci è stato chiesto di rinviare l’ingresso. Rispetto ad altri ancora, a poche ore da quanto previsto, non abbiamo avuto ufficiale riscontro” si legge, ancora, nella nota del coordinamento che raccoglie attivisti, giornalisti e avvocati. Per LasciateCIEntrare tutto questo è avvenuto “senza che sussistano ragioni ostative dal punto di vista legislativo”.
Gli hotspot sono centri di identificazione dei migranti previsti dalla Commissione Europea dal 2015 e finalizzati a distinguere i migranti economici dai richiedenti asilo per inserire questi ultimi nel percorso di ricollocamento interno all’Unione che, però, al momento non sta funzionando come previsto: al 10 giugno, i ricollocamenti erano solo l’1% dei 160mila previsti entro settembre 2017 (Save The Children). Queste strutture si trovano in Grecia e in Italia, e sono state oggetto di critiche lo scorso lunedì 13 giugno da parte dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU Zeid Ra’ad Al Hussein, che le ha definite “aree di reclusione forzata”. Recentemente, Terre Des Hommes ha denunciato “sovraffollammento e condizioni igienico-sanitarie pessime” nell’hotspot di Pozzallo. (Dire)
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