“Far venire meno ogni causa di guerra e essere attivamente costruttori di pace, promuovendo il rispetto di ogni essere umano nella sua dignita’ e nei suoi diritti”: e’ l’impegno assunto dagli organizzatori della Marcia Perugia-Assisi, con un appello congiunto diffuso oggi a Roma. L’occasione e’ stata la conferenza di presentazione dell’appuntamento, fissato per il 9 ottobre. Ospiti della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), i coordinatori di Tavola della pace e Rete della pace hanno animato un dibattito con esponenti dell’associazionismo laico e religioso. L’assunto di base e’ che costruire la pace diventa possibile solo uniti, rimuovendo alla radice le cause dei conflitti.
“La Marcia e’ un atto dovuto a tutti i cittadini del mondo che pagano il prezzo delle violenze, delle ingiustizie e delle disuguaglianze” ha sottolineato Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace: “La Perugia-Assisi ha il compito di combattere l’indifferenza e la rassegnazione, reagendo all’abitudine con la quale ogni giorno apprendiamo notizie di stragi e atrocita’”.
La convinzione e’ che si possa uscire da quella che Papa Francesco ha definito la “Terza guerra mondiale” solo andando alla radice dei problemi, preferendo alla concorrenza “la cooperazione, la globalizzazione della solidarieta’ e l’aiuto reciproco in ogni campo”.
A sottolinearlo anche don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera: “La pace- ha detto- e’ il riconoscimento del diritto di ciascuno a esistere; i suoi nemici sono le disuguaglianze, le ingiustizie e i privilegi“. Un tema sviluppato da padre Alex Zanotelli, che a Perugia sara’ in prima fila, deciso a denunciare anche le responsabilita’ italiane. “Vorrei che la Marcia ponesse la questione del rispetto della 185/1990, la legge che proibisce la vendita di armi a Paesi che siano in guerra e violino i diritti umani” ha detto il missionario comboniano: “Solo lo scorso anno le esportazioni italiane hanno superato i sette miliardi di euro, destinate tra gli altri all’Arabia Saudita, coinvolta nel conflitto in Yemen, o al Qatar, che sostiene l’Isis”. (Dire)
Lascia un commento