Aveva ragione il capo nomade Dragan, nei campi nomadi era “Mafia Capitale” a comandare. Il docufilm “Dragan aveva ragione”, girato dagli attivisti Gianni Carbotti e Camillo Maffia, racconta con lucida realtà gli sgomberi forzati, le violazioni dei diritti umani a Roma Capitale e la corruzione nella gestione dei campi.
La storia si concentra su una comunità che fugge nel 2013 dal campo di Castel Romano. Il campo autorizzato aveva la caratteristica di essere abitato da profughe e profughi provenienti dalla Bosnia e da donne e uomini Serbi con le immaginabili difficoltà di convivenza. Lo sgombero riguarda 200 famiglie rom serbe accampate in via Salviati, insediamento non autorizzato vicino a Tor Sapienza.
Copia del documentario fu consegnata da Marco Pannella alla Procura romana come prova di reato, nella sua denuncia al Comune di Roma per discriminazione razziale nei confronti della minoranza Rom. È stato presentato al Parlamento Europeo ed è stato premiato con un riconoscimento speciale nella XX Edizione del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica “Gianni Di Venanzo”.
Il film, nonostante i riconoscimenti e il clamore mediatico suscitato dai fatti narrati, è stato accolto con qualche imbarazzo poiché mostra la questione da un punto di vista inedito.
Il 7 luglio alle ore 11:00 presso l’ Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati – Via di Campo Marzio 78, Roma – lo presenteremo come spunto per una riflessione sul riconoscimento della Minoranza Rom e su come, attraverso la realizzazione dei quattro assi d’intervento individuati dalla Strategia NazionaleRom, Sinti e Caminanti, ovvero: casa, lavoro, scuola, sanità, si passa da un approccio etnico ad un approccio di politica sociale per l’interazione con il PopoloRom.
La visione di “Dragan aveva ragione” ha lo scopo di portare alla luce anche la sistematica elargizione di appalti, volti invariabilmente alla manutenzione e gestione dei campi nomadi, accompagnata dai continui sgomberi, peraltro irrisolutivi, irragionevoli, che non offrono un’opportunità di vita.
Dopo la proiezione ne parleremo con:
Gianni Carbotti e Camillo Maffia, attivisti, autori del docufilm, Moni Ovadia attore e scrittore, Carlo Freccero componente del Consiglio di Amministrazione RAI, Samir Alija, mediatore interculturale e attivista, Dijana Pavlovic, attrice ed attivista, Santino Spinelli, musicista e scrittore, Marco Brazzoduro, antropologo, presidente di Cittadinanza e Minoranze, Vincenzo Di Nanna, avvocato, segretario di Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzi.
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