“Sono ancora giovane per sottopormi ai controlli”, “mi vergogno troppo”, “non lo faccio perche’ non voglio che si venga a sapere”. Sono queste le scuse che 3 italiani su 10 utilizzano per evitare gli accertamenti urologici raccomandati dai medici per tenere sotto controllo l’ipertrofia prostatica benigna (Ipb), una condizione fisiologica caratterizzata da disturbi urinari associati all’ingrossamento della ghiandola prostatica. Questo e’ quanto emerso da uno studio condotto da Quanta System Observatory su circa 1.200 uomini di eta’ compresa tra i 30 e i 65 anni.
Tra i piu’ timidi e restii gli uomini tra i 40 e i 59 anni (64 per cento) soprattutto del Sud (37 per cento), principalmente impiegati (21 per cento) e liberi professionisti (16 per cento). “Benche’ possa procurare sintomi urinari che compromettono non poco la qualita’ della vita, costringendo spesso persone molto anziane, se non trattata, a ricorrere a soluzioni fastidiose come il catetere permanente, e’ una patologia che oggi si puo’ curare con successo”, ha detto Luca Carmignani, primario di Urologia al IRCCS Policlinico San Donato e professore associato presso l’Universita’ degli Studi di Milano. Oggi, ad esempio, l’innovativa tecnica per l’enucleazione della prostata ThuLEP con la tecnologia di Cyber TM permette operazioni precise e rapide in modalita’ one-day-clinic. Questo sistema e’ un laser al tullio ad alta potenza made in Italy creato dall’azienda italiana Quanta System.
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