Prende il via stasera alle ore 21,00 in via delle Caserme a Pescara la manifestazione “Ennio Flaiano nella cultura italiana degli anni del boom” promossa dalla Regione Abruzzo, il Comune di Pescara con l’Associazione Culturale Flaiano. Cinema, musica ed incontri si alterneranno in una serie di iniziative dedicate al grande scrittore e sceneggiatore pescarese da oggi al 14 luglio.
Questa sera’ sara’ proiettato “La dolce vita” di Federico Fellini: La dolce vita impone un nuovo modo di guardare alla realta’: traccia un quadro piu’ ampio e trasfigurato, capace di trattenere il respiro di un’intera epoca, al punto da diventare il paradigma non solo poetico ma soprattutto storico del suo immaginario. In una Roma rifigurata attraverso le pagine dei rotocalchi, la frenesia del divismo e il razionalismo dell’urbanizzazione, Fellini – con Tullio Pinelli e Ennio Flaiano (e Pasolini non accreditato) – fanno muovere in lungo e in largo il personaggio di Marcello Rubini, giornalista bello e amato quanto invisibile e inetto. Mastroianni crea la figura di un viveur tragico e insoddisfatto: un intellettuale meschino che vive nella mondanita’ e sulle spalle di essa, tanto frustrato dall’imbastardimento delle proprie aspirazioni letterarie quanto indolentemente appagato dall’incapacita’ a opporvi resistenza. Fellini si serve di Marcello per stabilire una continuita’ fra una serie di episodi senza un preciso legame narrativo, se non quello, piu’ stretto, che racconta l’involuzione del personaggio e quello, piu’ ampio, che cerca di dipingere un affresco delle varie realta’ socio-economiche di Roma. Domani sera, sempre alle ore 21,00 in via Delle Caserme sara’ invece presentato “I vitelloni” di Federico Fellini: in una cittadina di mare che potrebbe essere Rimini vivono cinque giovani: Moraldo (Interlenghi), Alberto (Sordi), Fausto (Fabrizi), Leopoldo (Trieste), Riccardo (Fellini, fratello del regista). Le loro sono piccole storie, secondo le possibilita’ offerte da un posto come quello.
Fausto corre dietro a tutte le donne e non ha voglia di lavorare, trova un posto da commesso, gli altri ridono di lui. Si sposa ma non cambia. Alla fine il padre lo picchia con la cinghia, come un bambino. Alberto ha problemi in famiglia, la sorella se ne va con un uomo sposato. Lui si ubriaca. Riccardo non ha personalita’, e’ un po’ la spalla di tutti. Leopoldo scrive commedie che nessuno legge. Quando arriva un attore in citta’ che sembra interessarsi ai suoi scritti, in realta’ si interessa… a lui. Moraldo e’ il piu’ serio, e’ buono e generoso. Alla fine sara’ l’unico ad andarsene. Era il quarto film di Fellini e fu quello che mostro’ per primo le sue attitudini, in sostanza ci si accorse che il regista aveva davvero qualcosa in piu’. Nessuno meglio di lui conosceva la vita di quella provincia sonnolenta, dove succedono sempre le stesse, pochissime cose, dove se hai un lampo di fantasia particolare dovrai soffrire anche di piu’ perche’ non ci sara’ comunque uno sbocco. Come sempre, come fara’ anche in futuro, Fellini si smarrisce, e si spaventa davanti al tempo che scorre e che costringera’ a crescere e a fare delle scelte. Perche’ non ci saranno scelte da fare. Piu’ tardi il regista buttera’ tutto sulla fantasia, sull’impegno e la ricerca.
Quando usci’ il film parve ad alcuni semplicemente l’istantanea “realista” della provincia, ma c’era molto di piu’, c’era il mondo ricreato di un autore unico in quella pratica, con sequenze di poesia ben oltre il “realismo”, come la passeggiata “stanca” sulla spiaggia di tutti gli amici, o l’intero episodio del gruppo di avanspettacolo, un mondo per il quale Fellini ha sempre avuto un debole, e nel quale faceva rispecchiare, in grottesco, l’intera rappresentazione della vita. L’ingresso e’ libero.
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