Il 63% dei medici prevede di riuscire a mettere in terapia tutti i pazienti con epatite C che rientrano nei criteri Aifa entro fine anno e, sulla scorta di questo, il 79% dei medici si dice favorevole alla totale eliminazione delle restrizioni di accesso, auspicando l’estensione del trattamento a tutti i pazienti, istituendo delle linee guida nazionali di priorità. È quanto emerge dai primi risultati di un sondaggio in merito all’accesso ai nuovi farmaci innovativi per l’epatite C, elaborato dall’associazione Epac, cui hanno risposto 70 clinici autorizzati alla prescrizione, per un complessivo 25% delle strutture nazionali, con un bacino di circa 41.000 pazienti interessati. Il sondaggio, lanciato lo scorso 15 giugno e tutt’ora aperto, è stato presentato oggi a Roma nel corso dell’incontro ‘Hcv 2016: accesso, risorse e prospettive future‘, che si è svolto presso il ministero della Salute.
“Impressionanti le risposte giunte riguardo ai farmaci generici- ha fatto sapere Ivan Gardini, presidente dell’associazione EpaC Onlus- l’84% dei medici si è dovuto confrontare con pazienti attualmente esclusi dalle terapie alla ricerca del farmaco generico, il 40% ha tra i suoi pazienti chi lo ha acquistato, mentre un medico su cinque afferma di seguire almeno un paziente in cura con farmaci generici. Abbiamo per la prima volta una chiara conferma rispetto a un fenomeno inedito, dilagante, sottostimato e frutto delle attuali limitazioni di accesso. Le informazioni raccolte portano a una sola conclusione: già dai prossimi mesi, molti centri autorizzati rischiano di restare con pochissimi pazienti da curare e quindi occorre urgentemente intervenire sui criteri di accesso, rimodulando il sistema in funzione delle esigenze emergenti. Non lo chiedono solo i pazienti ma ora anche i medici, perché il sistema è pronto al cambiamento”.
Secondo Antonio Gasbarrini, professore di Gastroenterologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con l’utilizzo degli antivirali di seconda generazione contro il virus C “aumentano ulteriormente le nostre possibilità di eradicare il virus- ha sottolineato- offrendoci la possibilità di personalizzare le terapie in base alle caratteristiche del paziente e, allo stesso tempo, si ridurranno col tempo gli elevatissimi costi della malattia. Ma non smetterò mai di insistere sull’importanza della prevenzione, con campagne educative per i più giovani in modo da individuare fin da subito i soggetti a rischio di avere contratto il virus”. Spetta alla Regione Sicilia, intanto, la palma di ‘best practice’ sul controllo e gestione terapeutica con il 90% dei pazienti con epatite C aventi diritto avviati al trattamento e il restante 10% assorbito entro fine anno.
“La Regione Sicilia– ha spiegato l’epatologo Fabio Cartabellotta, coordinatore del network ‘Rete Hcv Sicilia’ e dirigente medico all’ospedale ‘Buccheri La Ferla’ di Palermo- ha creato un database formidabile per i pazienti, la rete di 41 centri creata dalla sinergia dell’istituzione e dei clinici garantisce equità di accesso alla diagnosi ed alle terapie: sono stati inseriti dai centri prescrittori e non prescrittori tutti i pazienti, affetti da malattia da Hcv, ad oggi 9.000, di cui 4.500 eleggibili alla terapia e dei quali 4.000 l’hanno già avviata. La rete garantisce anche un coinvolgimento degli utenti, nel contatore presente sulla homepage del sito www.registrohcvsicilia.it è possibile sapere in tempo reale quanti pazienti siano stati inseriti per la terapia e quanti debbano ancora essere messi in terapia, pur rientrando nei criteri dell’Aifa- ha concluso- e quanti sono in attesa perché esclusi dagli stessi”. (Dire)
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