Radiotv: Siddi, frequenze, digitale e stop iniqui vantaggi a web

La migrazione dalla banda 700MHz per fare spazio alla banda larga mobile di quarta e quinta generazione; un intervento legislativo che metta mano in modo organico al riordino dei contributi pubblici a favore dell’editoria, specie per evitare l’affondamento dell’emittenza locale; dare sostanza al ddl cinema e audiovisivo e alla riforma in materia di attivita’ culturali; […]

La migrazione dalla banda 700MHz per fare spazio alla banda larga mobile di quarta e quinta generazione; un intervento legislativo che metta mano in modo organico al riordino dei contributi pubblici a favore dell’editoria, specie per evitare l’affondamento dell’emittenza locale; dare sostanza al ddl cinema e audiovisivo e alla riforma in materia di attivita’ culturali; fare in modo che l’Agenda digitale non continui ad ignorare la televisione come volano per il successo del progetto di infrastrutturazione che annulli il gap dell’Italia con la Ue.

Senza dimenticare l’esigenza di rimuovere le asimmetrie normative e regolamentari con gli operatori di Internet che rischiano di perpetuare “un iniquo vantaggio competitivo in una fase di mercato cruciale per lo sviluppo del nostro settore”, sfruttando “rendite di posizione” non certo a beneficio dei consumatori. Sono queste alcune delle principali sfide per lo sviluppo del settore radiotelevisivo italiano, cosi’ come le ha disegnate Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni (CRTV), nella relazione in occasione dell’assemblea generale che quest’anno ha per tema portante “Televisioni e radio, broadcasting e oltre”. Siddi e’ a capo di CRTV da qualche mese, indicato dal Cda e dal dg Rai.

Diversi i panel dell’assemblea generale che seguono alla relazione introduttiva del presidente. Uno riguarda la radio digitale, nuova frontiera per la crescita, con gli interventi di Nicola Sinisi, direttore della radiofonia Rai; Francesco Dini, vice presidente Elemedia – Gruppo Editoriale L’Espresso; Roberto Giovannini, presidente dell’associazione delle radio FRT, e Marco Volanti, presidente di Radio Italia. Un secondo e’ sul futuro della tv, tra innovazione, servizio e mercati, con interventi tra gli altri del dg Rai, Antonio Campo Dall’Orto; del presidente Mediaset, Fedele Confalonieri; dell’ad de La7, Marco Ghigliani, e del presidente dell’associazione delle tv locali, Maurizio Giunco. Terzo panel quello dedicato ad authority, mercati e diritti, con previsti gli interventi di Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust; Antonello Soro, presidente del Garante della privacy; Antonio Preto, commissario Agcom, e Giovanni Buttarelli, garante europeo della protezione dei dati.

Le conclusioni saranno del sottosegretario al Mise con delega alle comunicazioni, Antonello Giacomelli. Nella sua relazione, Siddi ha sottolineato la “nuova centralita’ radiotelevisiva” e di sfida ampia “che vede la radiotelevisione in Italia protagonista anche sul terreno del pluralismo culturale e civile”. Siddi non ha mancato di rilevare inoltre la “riconosciuta e ormai solida reputazione di CRTV quale punto di riferimento del settore radiotelevisivo” nel momento in cui ci si va a confrontare con i decisori politici a tutti i livelli di governo e con le autorita’ e gli organismi Ue. Una radio e una tv “che non muoiono ma vivono sfide a 360 gradi: broadcasting e oltre”, come dice appunto il titolo dell’assembela generale di quest’anno, con il broadcaster “che non smette di essere centrale” e da cui si parte “per la produzione e la distribuzione dei contenuti, per la progressiva e costante presenza su molteplici scenari di consumo dei media vecchi e nuovi”. Siddi ah sottolineato che radioe televisione “sono un settore chiave per lo sviluppo del Paese”, non solo per la sfida tecnologica che lo investe “ma anche per le implicazioni di sistema che tali sfide pongono all’interno dell’industria audiovisiva nel suo insieme sul piano economico e culturale”. E quindi nell’azione di promozione e tutela del settore “va sempre piu’ maturando la consapevolezza” che la capacita’ di intervento sui temi centrali del cambiamento passa per una collaborazione e costruzione di sistema: mercato unico digitale nell’Unione europea, agenda e piattaforme digitali, frequenze, tassazione, privacy, diritto d’autore, pluralismo e innovazione editoriale, riforma del servizio pubblico, riassetto dell’emittenza locale ed evoluzione digitale della radio, riforma del cinema e dell’audiovisivo, mercato del lavoro.

“Tutte sfide che ci impongono di andare avanti, oltre il broacasting come tradizionalmente inteso, in un’ottica di sistema”, ha detto il presidente di CRTV. Il settore, tra operatori nazionali e locali, ha prodotto nel 2014 ricavi per quasi 9,5 milioni, in flessione di circa il 3% sull’anno precedente. Per il 2015 ci si attende che il sistema mostri complessivamente uan tenuta, se non una crescita leggibile anche nelle risultanze dei bilanci. Nel 2014 si e’ infatti registrata una inversione di tendenza degli investimenti pubblicitari, guidata in particolare dalla pubblicita’ online.

Il 2015 segna un +8,8% per la radio e un +0,7% per la tv, e gli ultmi dati Nielsen riferiti al primo quadrimestre 2016 consolidano la crescita dei due mezzi, con +2,3% per la radio e +6,4% per la tv sull’anno precedente. Pero’ il settore, specie a livello locale, e in particolare nel televisivo, “mostra segni di sofferenza strutturale con un numero crescente – ha detto Siddi – di imprese in chiusura”, tra liquidazioni, fallimenti e cessazioni di attivita’. Gli occupati diretti nell’industria radiotv sono 25mila, un dato “abbastanza” stabile nonostante la crisi prolunghi i suoi effetti anche nel biennio 2013-2014, quando il numero di addetti diretti registra una contrazione dell’1,6% attribuibile in particolare al comparto locale. Ma gli addetti complessivi del settore sono almeno tre volte i 25mila diretti, peraltro comprendendo nella stima solo la filiera piu’ diretta di quanti collaborano alla creazione, ideazione, produzione e post produzione dei contenuti trasmessi dalle emittenti e alla loro distribuzione. Si pensi che sono 8500 le persone occdupate solo nella produzione indipendnete di intrattenimento. Si potra’ obiettare – ha sostenuto Siddi – che alla fin fine si tratta comunque di una forza esigua di addetti rispetto ad altri settori industriali. Eppure quella forza e’ la stessa che produce informazione, cultura e intrattenimento 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, “sempre piu’ declinata per la fruizione su piu’ piattaforme e terminali e in modalita’ non lineare”. Una forza lavoro che conta “un piccolo esercito di professionisti dell’informazione”, sono 7.500 i giornalisti (professionisti e pubblicisti), in rapporto in media di 1 su 10 sulle ‘nazionali’ e 1 su 3 sulle ‘locali’ rispetto al totale degli occupati, secondo time CRTV. Gli editori sono 110, fra nazionali (67) e internazionali, che trasmettono 413 canali tv nazionali. Di questi, 170 (il 41%) sono accessibili gratuitamente, 243 sono servizi a pagamento, 283 sono trasmessi via satellite, 99 (32%) sono in HD, 1 trasmette contenuti 3D (paysat). Oltre il 70% dei canali in HD sono accessibili solo agli abbonati pay su satellite, che ah maggiore larghezza di banda a disposizione.

E questi sono dati a giugno 2016. A tre anni dalla digitalizzazione del segnale terrestre, il numero degli operatori e dei servizi e’ rimasto sostanzialmente stabile ma e’ aumentato lo standard qualitativo del segnale. Il numero dei canali HD offerti al pubblico e’ cresciuto del 33%, e oggi sono 25. Nel settore radiofonico sono 14 le concessioni nazionali che trasmettono 21 radio in FM. Sul numero delle emittenti locali c’e’ qualche difficolta’ nell’indicarne il numero ma secondo la lista piu’ aggiornata del Mise e riferita al 2013 sono 1087 le radio ammesse ai contributi, di cui 321 comunitarie e 766 commerciali. Un numero vicino, 1181, si ricava dal piu’ recente elenco dei fornitori di contenuti radiofonici locali autorizzati a trasmettere in tecnica digitale, aggiornato al febbraio scorso. Il settore televisivo – ha detto inoltre Siddi – basa la sua sostenibilita’ economnica su tre principali voci: il canone (ma solo per la Rai), e vale il 19%; la pubblicita’, che e’ al 44%; gli abbonamenti, al 37%. Sono considerate marginali – per la loro entita’ – le risorse derivanti da sponsorizzazioni, eventi sul territorio, branding e licensig. L’andamento delgi ultimi anni dice che i ricavi da abbonamento sono sostanzialmente stabili, cosi’ come il canone, che pero’ a partire da quest’anno con l’inserimento del pagamento in bolletta dovrebbe convogliare alla Rai e in generale al sistema un monte risorse “a lungo sottratte”. Sul fronte dei ricavi pubblicitari “si e’ lontani dai livelli pre-crisi” per un fenomeno strutturale che CRTV ha da tempo evidenziato e che ora si sta consolidando: la crescita della pubblicita’ online, al punto che il web “e’ gia’ il primo mezzo per investimenti pubblicitari attratti nella Ue”.

E CRTV ha predisposto uno strumento di analisi dei 5 maggiori mercati europei (oltre all’Italia, il Regno Unito, la Francia, Germania e Spagna) per tracciare questi cambiamenti strutturali e i loro impatti sul settore. A proposito di Agenda digitale, Siddi ha parlato di “grande occasione strategica per il Paese”, sottolineando che “gli operatori devono avere riferimenti certi e le politiche economiche pubbliche devono essere capaci di mettere in sincronia programmi, tempi e sistemi”. L’industria radiotelevisiva “e’ pronta ad uno sforzo decisivo perche’ quello italiano non sia un mercato solo di consumo ma di sviluppo dell’industria creativa e dell’identita’ nazionale ed europea”.

Si rende quindi necessaria “la rimozione delle asimmetrie normative e regolamentari con gli operatori di Internet che rischiano di rendere strutturale un iniquo vantaggio competitivo in una fase di mercato cruciale per lo sviluppo del nostro settore” che si sta muovendo su piu’ fronti: consolidamento dimensionale, intersettoriale, internazionale; adozione di nuovi modelli di business; adozione di nuove tecnologie; implementazione di nuovi sistemi di monetizzazione dei contatti. E riprendendo quanto rilevato di recente dal presidente dell’Antitrust nella sua relazione annuale al Parlamento, Siddi ha ricordato che i mercati digitali “tendono a generare nuovi monopoli legati all’innovazione, per poi sfruttare rendite di posizione che non vanno a beneficio del consumatore”.

 

Una risposta a “Radiotv: Siddi, frequenze, digitale e stop iniqui vantaggi a web”

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