Ha bissato il successo ottenuto lo scorso anno a Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno. Si chiude con un ottimo riscontro di pubblico, un migliaio di persone hanno visitato la sala al secondo piano di Palazzo Fibbioni all’Aquila, la personale dell’artista Pierpaolo Mancinelli che termina venerdì 15 luglio. Lo mostra è stata organizzata dall’associazione Arte Nuova con il Patrocinio di Regione Abruzzo e Comune dell’Aquila.
La mostra dal titolo “Concettuale ed Astratto nell’era digitale” esplora temi cari a Mancinelli che muove la sua ricerca artistica proprio dalla tecnologia digitale e dall’uso di essa come momento di creazione dell’opera d’arte, tanto che nei suoi lavori l’immaterialità dell’opera digitale viene invece restituita in materia tradizionale, su tela o su qualsiasi altro supporto artistico. Nella sede del Comune dell’Aquila nel cuore del centro storico in pieno fermento di ricostruzione Manicnelli ha esposto alcuni pezzi della sua ultima ricerca molto più orientata verso il gesto e la campitura più larga e astratta del colore, ma anche alcuni pezzi degli anni precedenti facendo incursioni fino alle sue prime opere, così la mostra propone due percorsi il primo presenta le opere concettuali (le Città Robotiche, le Urban Map, Le Urban View), il secondo sul filo emozionale quelle astratte. L’esposizione propone anche una serie di oggetti di design che Mancinelli ha realizzato proponendo alcuni temi cari al suo lavoro.
L’arte digitale è una forma d’espressione artistica che si configura come immateriale e virtuale, essendo inesistente sul piano fisico (materiali), ma presente sul piano visuale (monitor). La tecnologia digitale ha rivoluzionato le dinamiche per produrre e fruire arte e linguaggi artistici tradizionali; la digital art, inoltre, ha dato il via ad ulteriori e sofisticate forme artistiche fino ad ora mai sperimentate come la net art, la software art, le installazioni digitali, gli ambienti di realtà virtuale e le performance art. In lavori come “tempi moderni”, “la città robotica”, o nelle diverse versioni degli “Astratti” di Pierpaolo Mancinelli, l’immateriale si rifà materia e torna ad esistere nella tradizionalità di un’opera che ridiventa riconoscibile e fruibile ma attraverso linguaggi nuovi strettamente legati alla tecnologia del digitale. “I lavori digitali stampati su tela che Mancinelli compone sono imperniati su una geometria cromatica mobile e pulsante – scrive la critica d’arte Alessandra Angelucci – prospettive diverse e strutture grafiche che si muovono lungo linee e segni convergenti che, in alcuni casi, ricamano una vivace trama luminosa in cui cercare quello che oggi il mondo è: restituzione di conflitti, ambizioni, competizioni, adattamenti di un Occidente massificato nei gusti così come nelle scelte. È il tramonto fragile di una conquista liquefatta, in cui la tecnologia ha scardinato la privacy, manomesso i codici dell’anima, smarrito le zone segrete: è il regalo di una egolatria che ha portato velocemente all’egoconsunzione. L’uomo fagocita atti – uno dietro l’altro – e, nella velocità di un tempo che più non conosce, ha smesso di comprendere che la sua funzione rispetto al cuore pulsante della vita rischia di essere vicaria, e dunque passiva la sua partecipazione”.
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