100.000 dollari per salvare gli squali. E’ il prezzo che si è detto disponibile a mettere sul piatto il WWF Australia, che ha acquistato i diritti commerciali di pesca agli squali nella grande barriera corallina australiana. Diritti che, naturalmente, non verranno esercitati. Dal 2004 la licenza di pesca provocava la morte di circa 10.000 squali ogni anno, che potevano essere pescati sia con reti lunghe fino a 1.200 metri che con lenze, facendo vittime anche tra dugonghi, delfini e tartarughe marine, a causa del cosiddetto bycatch, cioè la cattura accidentale di specie non di interesse commerciale.
Gilly Llewellyn, direttore conservazione del WWF Australia, sottolinea come sia fondamentale salvare dall’impatto della pesca questi predatori al vertice della piramide alimentare, considerando come già i cambiamenti climatici abbiamo portato gravi conseguenze alla barriera corallina. Uno studio del 2013 infatti svelava l’importanza della presenza degli squali per la salute di questi ecosistemi.
La barriera corallina australiana è la casa di 130 specie di squali e razze, più di 30 specie di cetacei, 6 delle 7 specie esistenti di tartarughe marine ed è uno degli ultimi santuari del pianeta per il raro dugongo, vero e proprio “panda degli oceani”.
Il WWF Australia ha immediatamente lanciato una campagna on line di raccolta fondi con l’obiettivo di raccogliere i 100mila dollari necessari.
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