Timbrava il cartellino e poi andava a spasso sul lungomare, a pesca con gli amici o a giocare ai videopoker. Protagonista della vicenda un 61enne maresciallo della Polizia municipale di Pescara, che e’ finito agli arresti domiciliari su disposizione del gip del Tribunale di Chieti, con l’accusa di truffa pluriaggravata, commessa in danno di ente pubblico e con abuso dei poteri, e violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione.
Per due mesi gli uomini della Guardia di Finanza, hanno pedinato il maresciallo e hanno scoperto che, pur risultando in servizio dal lunedi’ al sabato e percependo l’intero stipendio con salario base di 1.600 euro, secondo i tabulati, in realta’ preferiva trascorrere le proprie giornate lavorative altrove. Nello specifico, e’ emerso che il maresciallo, il quale si sarebbe dovuto occupare del controllo ambientale ed ecologico del Parco D’Avalos, non timbrava il badge personale nella sede del Comando di Polizia municipale, come previsto dalle disposizioni di servizio, ma nel palazzetto dello sport di via Elettra o presso lo stabile dell’ex Aurum. Il 61enne poi, invece di indossare la divisa, andava a spasso sul lungomare, a pesca o a giocare ai videopoker. “L’attivita’ di polizia giudiziaria svolta – si legge in una nota della Guardia di Finanza – ha posto fine al danno economico sofferto dall’ente locale derivante dal difetto di prestazione lavorativa del proprio dipendente, e al conseguente danno, in termini di maggiori costi per i servizi pubblici, arrecato al cittadino”.
Sulla vicenda e’ intervento il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, che in una nota dichiara di aver appreso con “disappunto” dell’arresto. “Ho chiesto – afferma – al comandante Carlo Maggitti spiegazioni in merito a questa vicenda. Se le accuse verranno confermate, saremo di fronte a un caso grave su cui sara’ la magistratura a fare chiarezza”. “Dal canto nostro – prosegue il sindaco – non possiamo che avallare la tolleranza zero verso situazioni simili: il Comune attivera’, tutte le procedure amministrative e disciplinari previste dalla nuova normativa per il caso di specie. Chi sbaglia paga, ritengo doveroso che chi ha un lavoro, a maggior ragione in un ente pubblico, abbia l’obbligo di espletarlo, dunque di essere a servizio dell’ente e della comunita’, come il suo contratto richiede e finche’ tale contratto lo impegna. A questo si aggiunge il fatto che viviamo tempi durissimi, in cui una delle peggiori emergenze e’ proprio quella occupazionale e chi ha un lavoro dovrebbe, se non amarlo, quanto meno ritenersi fortunato e non autorizzato a scaldare una sedia o, nella peggiore delle ipotesi, a disertarla per dedicarsi ad altro durante gli orari che lo vincolano per contratto”.
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