Ci sono affermazioni che sono inaccettabili e che vanno rispedite al mittente. Affermazioni generiche che colpiscono nel mucchio senza chiarire le responsabilità collettive e individuali che ogni istituzione, soggetto sociale o singolo cittadino hanno avuto, ed hanno ancora, in una ricostruzione post-terremoto difficile e contraddittoria.
Accade quando persino a livello istituzionale, nel caso specifico i consiglieri comunali di “Appello per L’Aquila” (che si riferiscono ad alcuni episodi di malaffare e parlano di “rapporti a dir poco distorti con la gestione del lavoro, delle persone e dei soldi della ricostruzione”) ci si lancia contro tutti e si afferma temerariamente che dopo le prime condanne “nessun esponente delle associazioni di categoria e delle istituzioni cittadine ha ritenuto di dare un segnale a favore di quella parte di città, la maggiore, che resiste, combatte e vuole si estirpi il marcio che sappiamo esistere in città… silenzi accondiscendenti se non verso le mafie verso chi le usa…”.
Per quanto ci riguarda, la Cgil e la Fillea provinciali sono intervenute ben prima che questi episodi venissero alla luce. La Cgil e la Fillea anzi sono state le uniche organizzazioni che già negli anni successivi al terremoto hanno sollevato il coperchio su queste vicende, allora in solitudine, segnalando alcuni fatti sui quali si sono accesi i fari della magistratura. Una collaborazione fattiva e non a chiacchiere verso la quale anche la Procura della Repubblica dell’Aquila ha manifestato apprezzamento, al punto che l’ex procuratore Fausto Cardella ringraziò pubblicamente la Cgil per l’attività svolta e la sensibilità dimostrata verso chi deve garantire il rispetto delle leggi e il buon uso dei contributi pubblici.
Una collaborazione messa in campo più volte e in più vicende, fino al punto che la Cgil nazionale ha deciso di costituirsi parte civile in importanti processi in corso in cui si accusano alcune imprese edili impegnate nella ricostruzione – e sospettate di collegamenti con la criminalità organizzata – di forme odiose di sfruttamento del lavoro. Una costituzione nei processi che fu annunciata dalla stessa segretaria generale, Susanna Camusso, nel corso di una conferenza stampa tenuta lo scorso 10 marzo all’auditorium del parco, all’Aquila.
Tutto ciò per ricordare che la storia del post-terremoto è diversa da quella che si racconta nel pieno di una polemica politica. Diversa almeno lo è stata (e lo sarà) per quel che riguarda la Cgil, il cui ruolo e il cui impegno concreto, sul campo, non consentono di sostenere che nessuna organizzazione sociale non abbia combattuto quei fenomeni di corruttela e malaffare che pure ci sono. Se nel combattere per la legalità qualcuno si è sentito solo, forse è stata la stessa Cgil.
Umberto Trasatti, segretario generale Cgil L’Aquila
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