La Convenzione Nazionale Democratica a Filadelfia si è aperta con due immagini contrastanti: da una parte la trionfale incoronazione di Hillary Clinton come candidata democratica, dall’altra la rabbia e le lacrime dei sostenitori di Bernie Sanders, furiosi per la conferma dei favoritismi del Partito Democratico nei confronti di Hillary Clinton (svelati dalle e-mails diffuse da WikiLeaks) e delusi dall’endorsement nei suoi confronti arrivato nonostante tutto da Sanders.
Cosa lo ha spinto a questa scelta? Realismo politico, sincera preoccupazione per il pericolo rappresentato da Trump, pressioni a cui non ha saputo o voluto resistere, cedimento al solito ricatto del “votare il meno peggio”?
“Capisco che molta gente qui alla convention e in tutto il paese sia delusa dei risultati finali del processo delle primarie e io sono il più deluso di tutti” ha ammesso Sanders nel suo discorso, interrotto da acclamazioni, ma anche da fischi. Ha poi esortato i suoi sostenitori a essere orgogliosi della storica impresa compiuta e insistito che la rivoluzione iniziata con il movimento creatosi intorno alla sua candidatura va avanti e ha bisogno dell’impegno di tutti. Ha quindi ribadito l’importanza di sconfiggere Trump e la sua politica di odio e fanatismo, la ragione principale addotta per il sostegno concesso a Hillary Clinton.
La pagina Facebook di Sanders riflette ormai da tempo il contrasto tra le sue dichiarazioni, che riprendono tutti i temi della campagna (lotta alla povertà e alle disuguaglianze, denuncia dello strapotere di Wall Street e della sua influenza sulla politica, salario minimo, sanità garantita, ecc) e i messaggi dei suoi sostenitori, che lo implorano di non appoggiare Hillary Clinton e sfogano tutta la loro indignazione contro il sistema truccato che le ha consentito di vincere. Molti dichiarano che non voteranno mai per lei e si schierano con Jill Stein, la candidata del Partito Verde completamente oscurata dai media e qualcuno arriva provocatoriamente a scegliere Trump.
“Ho il cuore spezzato come tutti gli altri sostenitori di Sanders” dichiara uno di loro, aggiungendo poi che Sanders sta facendo quella che ritiene la cosa giusta e che non bisogna prendersela con lui per questo. “Dobbiamo essergli grati per quello che ha fatto” prosegue. “Ha risvegliato in milioni di persone la consapevolezza del potere e della forza e la sua eredità cambierà la politica per il resto della nostra vita. Bernie Sanders è la scintilla, ma il fuoco siamo noi. La rivoluzione non si può fermare. Noi siamo il futuro di questo paese.”
Sarà davvero così? La delusione di migliaia di volontari e attivisti per la scelta di Sanders li porterà allo scoraggiamento e all’impotenza e si trasformerà in una sensazione di tradimento, come è successo in Grecia con Tsipras? La rivoluzione tanto invocata riuscirà ad andare avanti anche senza il leader che l’ha avviata? Come sempre, dipenderà da ogni persona e dalle sue scelte.
Anna Polo – Pressenza
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