Ogni tanto chiedo ai miei amici di Facebook di consigliarmi qualche bel libro. Di solito sono i post più commentati, alla faccia di chi dice che non si legge più (o forse i miei amici mi consigliano l’unico libro che hanno letto in vita loro). L’ho fatto anche qualche giorno fa, in vista di una vacanza al mare in cui non avrò e non cercherò molto da fare. E anche stavolta è arrivata una marea di consigli. Qualcuno mi ha suggerito di farci un pezzo, per avere tutti i suggerimenti a portata di mano. E io eseguo.
Eliminiamo subito i burloni. Ovvero chi mi segnala la Bibbia se mi piace il fantasy. O chi ritiene che dovrei leggere assolutamente Il manuale delle giovani marmotte “chissà mai che impari come si accende un falò o si fa un nodo da marinaio”. E perché mai dovrei saperlo Vania? Vado al mare, in mezzo alla civiltà, mica in campeggio nella foresta.
E cominciamo dai libri consigliatimi e che ho già letto, e che dunque mi sento abbastanza sicura di ‘sponsorizzare’. Primo fra tutti A volte ritorno di John Niven, un libro meno leggero di quello che si potrebbe pensare, ma in cui si ride molto. E’ la storia di Gesù che viene rimandato sulla terra da Dio quando si rende conto del casino che stiamo combinando quaggiù: guerre, inquinamento, e tutte quelle schifezze che ben conosciamo. Fin qui potrebbe sembrare una faccenda seria. Se non fosse che Dio è un figo pazzesco che filtra con la sua segretaria e Gesù passa tutto il tempo a farsi le canne e a riffare con Jimi Hendrix. Qui potete leggere l’incipit e farvi un’idea http://www.einaudi.it/var/einaudi/contenuto/extra/978880620922PCA.pdf
Decisamente meno divertente, anzi in certi momenti di una durezza enorme, è La trilogia della città di K, di Agota Kristof. E’ la storia morbosa di Claus e Lucas, due gemelli (notate chi i loro nomi sono l’uno l’anagramma dell’altro, non è un caso), che crescono con una nonna mostruosa, crudele. E comprensibilmente riportano qualche danno: vengono su con delle menti sottili, ma non provano uno straccio che uno di sentimento. Le pagine sono tante, 384, ma vi assicuro che scorrono senza accorgersene.
Sempre nel filone ‘mai una gioia anche sotto l’ombrellone’, c’è Cecità di Jose Saramago. Qui vi ritroverete immersi in una terribile epidemia che fa diventare ciechi gli abitanti di un intero paese. Uno dopo l’altro. E tutti, o quasi, tirano fuori il peggio di sé nella malattia e nel bisogno. Una cecità, insomma, che non è solo fisica: come ha spiegato lo stesso Saramago, è anche l’incapacità che abbiamo al giorno d’oggi di vedere davvero il nostro prossimo.
Ok, se non ne volete sapere di soffrire, vi consiglio Non avevo capito niente di Diego De Silva. Protagonista Vincenzo Malinconico (già il nome dice tutto. Non Vincenzo, Malinconico), avvocato napoletano che definirei un depresso allegro. A volte più depresso, a volte più allegro, sempre molto autoironico. E che fa considerazioni di questo tipo: “Dicono che la felicità si trova nelle piccole cose. Sapeste l’infelicità”. A me ha conquistato così.
Bene. D’ora in poi partono i consigli dei miei amici. Se quindi vi fidate, ma poi non vi è piaciuto quello che avete letto, scrivetemi: vi dirò il nome del colpevole che vi restituirà i soldi. Tranquilli.
Due persone hanno consigliato i romanzi della Trilogia della pianura, di Kent Haruf, che come si può intuire dal titolo è composta da tre volumi: Benedizione, Canto della pianura e Crepuscolo. Tre malloppi da 300 pagine l’uno, così avete tutta l’estate occupata (e anche la valigia).
Due voti anche per Dio di illusioni di Donna Tartt. Un professore di greco antico (eh lo so, un brivido ha attraversato la schiena di tutti quelli che hanno fatto il liceo classico), cinque ragazzi ricchi e viziati, alcol, droga, pochi valori. A leggere la trama mi è subito venuto in mente Meno di zero, di Breat Easton Ellis, che amo molto. Magari non c’entrano niente, però a me ha convinto: lo leggerò. Ps. Sono 600 e rotte pagine…, gli ebook in vacanza hanno un senso.
Per tornare alle saghe, mi hanno segnalato quella di Hap e Leonard, di Joe R. Lansdale su cui hanno fatto persino una serie tv in America. Hap e Leonard sono amici, tanto amici, anche se hanno pochi punti in comune: Hap è bianco, eterosessuale, democratico ed è stato in galera per essersi rifiutato di andare al fronte in Vietnam, Leonard è invece nero, gay, repubblicano e veterano di guerra. Insieme, come detective poco credibili, affronteranno diverse avventure al limite del surreale.
Altro tomo da 600 pagine è Libertà di Jonathan Franzen. Che è sempre molto bravo a raccontare la middle class americana (avete letto Le correzioni? Se la risposta è no, cominciate da quello).
Incredibilmente di sole 200 pagine è La vita davanti a sé di Gary Romain. Dentro ci trovate il quartiere Belville di Parigi (sì, lo stesso dei romanzi di Daniel Pennac), ci trovate un’ebrea reduce di Auschwitz, e Momò, un bimbo musulmano figlio di una prostituta. Chi me lo ha consigliato lo ha definito “definitivo” e “eterno”. Vi basta?
Amate i russi? Amate i classici? Allora mi suggeriscono che non si può non aver letto Oblomov di Ivan Aleksandrovič Goncarov. Il protagonista è appunto Oblomov, proprietario terriero che vive nel disordine e nell’ozio pur avendo ben più di 15 anni. Questo fino a quando non incontra una donna…
Se invece siete appassionati di fantascienza, mi segnalano L’uomo di Marte di Andy Weir. Il protagonista si troverà solo soletto su Marte, creduto morto dal resto dell’equipaggio che rientra alla base. A me viene l’ansia solo a leggere la trama…
Il titolo, L’arte della gioia, dovrebbe già ispirare. È un libro di Goliarda Sapienza. Ho trovato in rete questa recensione: “L’arte della gioia è il libro scandalo di una scrittrice straordinaria. È un romanzo d’avventura. È un’autobiografia immaginaria. È un romanzo di formazione. Ed è anche un romanzo erotico, e politico, e sentimentale. Insomma è un’opera indefinibile, piena di febbre e d’intelligenza, che conquista e sconvolge”. Mi ispira anche la descrizione.
Infine, chiudo consigliando il libro di un amico. Anche se l’amicizia c’entra fino a un certo punto, perché davvero vale la pena di leggerlo. E’ Solo per i tuoi occhi blu di Fabio Rodda, che tra i banconi della sua osteria, i concerti in giro per il mondo a cui va e le serate alcoliche, trova anche il tempo di scrivere pagine stupende. Cinque racconti di amore e di amarezza. Cinque racconti di amore, insomma. (Dire)
Lascia un commento