Dagli studi condotti dal Centro Rifiuti Zero del Comune di Capannori sulla percentuale di rifiuto indifferenziato, che a Capannori si attesta sul 20%, è emerso che oltre la metà di questo residuo è il prodotto di errori di progettazione che non rendono differenziabili un lungo elenco di prodotti.
Nella ‘black list’ dei prodotti che ad oggi non risultano ‘digeribili’ dal sistema di di-gestione degli scarti ce ne sono 24, chiamati quella ‘Doppia Sporca Dozzina’ inseriti in un documento di sensibilizzazione redatto dal Centro Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori insieme a Zero Waste Italy e ‘Ambiente e futuro’ cui seguiranno lettere che verranno inviate ai principali produttori dei “prodotti imputati” con una campagna chiamata ‘C’è posta per te’, non tanto per innescare sterili conflitti ma per caldeggiare processi di collaborazione finalizzati a migliorare le progettazioni oggetto di motivata critica.
La campagna durerà un anno intero ed è finalizzata a connettere il “civismo” delle comunità chiamate a fare la differenza e la differenziata con la responsabilità dei produttori per coinvolgerli in un processo di responsabilizzazione rivolto a riprogettre il prodotto per renderlo ‘riciclabile sull’esempio di quanto già successo con il ‘caso studio’ a proposito delle capsule per il caffè.
Tra i prodotti ‘imputati’ ci sono pannolini e pannoloni usa e getta, prodotti in tessuto non tessuto, penne a sfera, rasoi usa e getta, nonché le ‘cicche’ di sigarette, i tubetti di dentifricio e gli spazzolini da denti. C’è poi anche il caso del bicchierino di Estathè prodotto di largo consumo soprattutto tra i giovani, che pur essendo conferibile nella raccolta differenziata della plastica o del multimateriale leggero è difficilmente riciclabile (è composto da polimero di polistirene C./PS90) e, tra l’altro, viene ritrovato abbandonato ovunque nei piazzali lungo le strade e di fronte alle scuole perché spesso consumato all’aperto. Anche il produttore di ‘Estathè’ sarà quindi interessato dalla campagna ‘C’é posta per te’.
“Il senso e il compito dei Centri di Ricerca Rifiuti Zero è studiare il rifiuto urbano residuo (RUR) per capirne le ‘patologie’ che ancora costringono i cittadini pur virtuosi a consegnarlo alla fase dello smaltimento – spiega Rossano Ercolini coordinatore del Centro Ricerca Rifiti Zeri e presidente di Zero Waste Italy -.
Dagli studi da noi condotti sul campo abbiamo riscontrato che oltre la metà del 20% residuo presente a Capannori è il prodotto di errori di progettazione che non rendono differenziabili un lungo elenco di prodotti. In questo processo, dopo aver sensibilizzato e coinvolto i cittadini nelle raccolte porta a porta occorre ora coinvolgere i produttori. Questa fase, per la strategia Zero Waste si definisce ‘Coinvolgimento della Responsabilità Estesa dei Produttori’ chiamati a fare la loro parte rimpiazzando prodotti, e non solo imballaggi, non riciclabili o compostabili e non riusabili con altri ‘figli’ di una progettazione che miri ad allungare il ciclo di vita dei prodotto o perlomeno a renderlo riciclabile e quindi nuovamente inseribile in processi di Economia Circolare.
“Con questa importante iniziativa si apre una nuova e importante fase della strategia Rifiuti Zero – afferma il sindaco Luca Menesini -. Dopo aver coinvolto i cittadini nel realizzare la raccolta porta a porta con ottimi risultati, adesso si chiede alle aziende produttrici di fare la propria parte, affinché tutta una serie di prodotti che ancora oggi non sono né riciclabili, né compostabili e che quindi finiscono nel ‘sacco grigio’ vengano ripensati e progettati in modo da renderli recuperabili.
Le aziende insomma vengono invitate a svolgere una progettazione che si faccia carico dell’intero ciclo di vita dei loro prodotti in una concezione che va “dalla culla alla culla” e che muove da assunti che legano strettamente sostenibilità ambientale, azzeramento dello spreco di risorse a processi economici basati sulla responsabilità e sulla efficienza per contribuire a trasformate un modello economico lineare in un modello economico circolare pensato per potersi rigenerare da solo”.
I 24 prodotti della black list: pannolini, pannoloni, assorbenti femminili; cotton fioc; accendini monouso; spazzolini da denti; tubetti di dentifricio; figurine ed adesivi; scontrini fiscali; capsule e cialde per il caffè monoporzionato; appendini in plastica; CD, floppy disk; chewingum; rasoi usa e getta; mozziconi di sigarette; stoviglie usa e getta (cucchiai, forchette, coltelli in plastica); penne a sfera, pennarelli, evidenziatori; guanti in lattice monouso; salviette umidificanti; cerotti per medicazioni; nastro adesivo; carta carbone, carta forno; carta plastificata (bicchieri, imballaggi non tetrapack), tovaglie, tovaglioli monouso in Tessuto non Tessuto (TNT); carte di credito scadute, bancomat, e tessere plastificate; lettiere sintetiche per gatti ed animali domestici.
[…] Black list dei prodotti non riciclabili […]