Un episodio, casuale: un palleggio, due. E poi ancora. Ma senza giocare una partita vera. A volte basta poco per dar vita a tanto, se non a tutto. Da allora sono passati decenni, 25 stagioni in serie A con la stessa maglia, quella della sua Roma, per 306 gol in 763 partite totali con la stessa maglia. Oggi Francesco Totti compie 40 anni, è nato il 27 settembre del 1976, e per molti suoi tifosi nella Capitale è un po’ un Natale di Roma. Sono passati tanti anni da quei palleggi con Angelo, il cugino del Capitano. Francesco giocava con la Smit Trastevere, l’occasione è un torneo a Trigoria, il torneo Primi Calci. Francesco è in panchina, non gioca: “Mi misi a palleggiare con mio cugino Angelo, mi hanno preso senza giocare”. Poco, è bastato. La Roma lo ha voluto, lui voleva solo la Roma, fin da piccolo: lo avrebbe preso la Lazio, lo aveva scelto il Milan (per due volte ci fu il no ai rossoneri), in Spagna lo avrebbe portato il Real Madrid. E poi la Sampdoria, che lo avrebbe accolto volentieri quando Carlos Bianchi nel 1996 al suo posto avrebbe voluto Jari Litmanen, stella finlandese dell’Ajax. Un trasferimento che saltò grazie ad un torneo in cui Totti dimostrò ancora una volta che giocatore era (“Non si muove di quì”, tuonò l’allora presidente Franco Sensi). Ancora una volta un torneo, come quella volta con il cugino Angelo: Totti si era di nuovo ripreso la Sua Roma. Tre anni prima, era il 28 marzo del 1993, aveva esordito in prima squadra grazie a Vujadin Boskov. Si giocava a Brescia, i giallorossi erano avanti 2-0. Un esordio, nei minuti finali della partita, che pure vale la pena ricordare: “Boskov dice ‘Vai scaldati che entri subito’. Ero seduto vicino a Roberto Muzzi, credevo ce l’avesse con lui- ricorda Totti-. Invece Roberto mi dice ‘Guarda che ce l’ha con te, vai’. Ero emozionato e troppo contento”. Esordire a 16 anni nella tua squadra del cuore non è cosa da poco.
Il periodo tra il 2005 e il 2006 è stato sicuramente speciale per il capitano della Roma: il 6 novembre del 2005 è nato il primogenito Cristian (negli anni successivi sono nate anche Chanel e Isabel), mentre il 9 luglio del 2006 ha vinto i Mondiali con la Nazionale grazie alla finale vinta contro la Francia ai rigori. “Ho coronato il mio sogno da bambino: attraversare tutta la carriera con la maglia che amo”, con cuinel 2001 ha vinto il tanto sospirato scudetto. Totti lo ha sempre detto, ribadito, sottolineato. Lo ha fatto quasi alla nausea, al punto che per il presidente del Real Madrid Florentino Perez, uno che di campioni se ne intende, resta un rimpianto: “Avrei voluto prenderlo”. Così come confermato da Arrigo Sacchi, per un periodo dirigente delle Merengues: “Zidane era avanti con gli anni, quando ero dirigente al Real Madrid, dissi al presidente Florentino Perez che l’unico in grado di poter sostituire Zizou per abilità e tecnica era Totti- raccontò l’ex tecnico del Milan- ma Francesco ci disse che non era interessato. Lui voleva soltanto rimanere alla Roma”. Ma Totti in questi ultimi 25 anni si è dimostrato un campione anche fuori dal campo. Per esempio negli anni non ha mai fatto mancare il proprio sostegno, pubblico, all’Unicef. Ma soprattutto, senza fare pubblicità, si è sempre dimostrato generoso di fronte a situazioni difficili: ha devoluto in beneficenza i proventi della vendita di tutti i suoi cinque libri e i diritti tv pagati da Sky per la diretta del suo matrimonio con Ilary Blasi, solo per fare un paio di esempi. O come quando, nel 2013, invitato da Maurizio Costanzo al programma ‘Buona Domenica’ per promuovere una iniziativa benefica per permettere l’acquisto di macchinari utili all’Unità di trapianto del midollo dello ‘Spirito Santo’ di Pescara, a sorpresa in diretta disse: “Non serve la raccolta fondi, compro io le macchine dell’ospedale“.
Ma la sensibilità del capitano giallorosso ha fatto breccia anche nei cuori dei suoi nemici sportivi, i tifosi della Lazio. L’occasione è stata sicuramente il tragico evento che ha colpito la famiglia di Gabriele Sandri, ‘Gabbo’, il tifoso ucciso l’11 novembre del 2007. “Sono laziale da sempre, ho fatto 44 anni di stadio, e Francesco Totti era il mio nemico sportivo, calcisticamente e campanalisticamente non lo sopportavo- racconterà Giorgio, il papà di Gabriele-. Poi l’ho conosciuto il giorno del funerale di Gabriele e ho scoperto una bellissima persona. Di quel giorno tremendo ho pochi ricordi nitidi, uno è la faccia di Totti. Non lo sapevamo nemmeno che sarebbe passato. Venne alla celebrazione evitando le telecamere e mettendosi in disparte senza dire parole”. Giorgio Sandri lo ricorda come “semplicemente dispiaciuto, toccato dal dramma che stavamo vivendo. Fu discreto, pudico, composto, sincero, queste cose un padre al quale hanno ucciso un figlio le capisce”. Ora si avvicina il ritiro, sportivo,quella in corso sarà (dovrebbe essere) la sua ultima stagione da calciatore. In queste prime partite di campionato, però, ha dimostrato di essere in grande forma: “Se sto così, perché smettere?”. Già, perché?
Adriano Gasperetti-Dire
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