“Braccio di ferro no, non è il termine che userei, e non è l’attività che stiamo ponendo in essere”, cosi Fabrizio Curcio, capo della protezione civile risponde a Raffaella Calandra su Radio 24 in merito allo spostamento della popolazione dalle zone del sisma e spiega: “Noi non abbiamo mai impostato le cose né in una forma di braccio di ferro, né in una forma di deportazione. Noi stiamo dando dei suggerimenti, stiamo dando delle opportunità, capiamo la difficoltà di molti a lasciare il proprio territorio e anche la risorsa e la ricchezza e la fierezza di essere attaccati al proprio territorio, è una cosa, diciamo, molto positiva, molto bella. Stiamo dicendo però che spostarsi temporaneamente non significa non rientrare, anzi significa consentire, a chi lo deve fare, la messa in sicurezza dove possibile, piuttosto che prendere delle decisioni che consentiranno appunto più avanti il rientro in sicurezza. Poi, ovviamente, la scelta è assolutamente, come dire, personale. Basta che però ci capiamo anche rispetto al rischio che uno corre in certe situazioni.”
Curcio chiude su Radio 24: “Chi è responsabile del rischio che queste persone, come dire, si prendono nel momento in cui stanno in una condizione che effettivamente è difficile? Allora su questo bisogna essere onesti e seri fino in fondo e ognuno si assume la propria percentuale di rischio rispetto alle scelte che fa”.
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