“Il risultato del referendum non è ascrivibile a categorie politiche precise. Nessuno può attribuirsi un risultato: ne’ i vincitori, ne’ gli sconfitti. L’esito del 4 dicembre è la reazione di una società stanca, smarrita e priva di riferimenti certi. Per questo l’idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva alla sconfitta che un disegno politico utile all’Italia. Su questo punto si segna l’ultima differenza nei confronti di Alfano che, da tempo, ha trasformato in sudditanza nei confronti di Renzi quella che per noi è stata ed è un’alleanza leale con il Pd.
L’esperienza di Area Popolare, forse mai decollata, si conclude qui: con lo scioglimento dei gruppi e la ripresa di autonome presenze parlamentari”. Lo comunicano in una nota congiunta i parlamentari dell’Udc insieme al segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa.
“In questo momento riteniamo che, in primo luogo- proseguono-, spetti al presidente Mattarella definire percorsi e prospettive. Ci limitiamo a considerare che dopo il referendum il Paese ha bisogno con urgenza di una messa in sicurezza sociale, intervenendo sulla povertà che come sostiene l’Istat oggi colpisce un italiano su tre; di interventi sul sistema creditizio a tutela dei risparmiatori e di una nuova legge elettorale a base proporzionale votata dal Parlamento.
E non ultimo c’è bisogno , al di là delle distinzioni sul referendum, di un lavoro di ricomposizione specie all’interno dell’area del cattolicesimo popolare e di ceti medi e popolari che miri alla costruzione di un soggetto politico credibile. Per questo facciamo appello a noi stessi e a quanti, tra parlamentari e movimenti nella società civile, colgano come noi la rilevanza di questo passaggio storico”.(Dire)
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