Pieni poteri al nuovo governo Gentiloni, che nascerà senza alcuna scadenza e soprattutto con lo scopo di “facilitare”, come ha detto il premier incaricato, la nuova legge elettorale, da scrivere in Parlamento, senza colpi di fiducia o pesanti interventi dell’esecutivo. Sulla nomina di Gentiloni ha certamente pesato la caratura internazionale del ministro degli Esteri, tenuto conto anche degli impegni che l’Italia dovrà affrontare nel 2017. C’è stato un momento, secondo quanto trapela dalle forze politiche impegnate nelle consultazioni, in cui il nome di Pier Carlo Padoan è stato sul tavolo. Poi, però, il congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi (un comportamento che Mattarella avrebbe molto apprezzato, soddisfatto dalla responsabilità con cui il Pd si è fatto carico di dare una soluzione di governo) e l’approvazione della legge di bilancio hanno fatto tramontare l’ipotesi di un governo guidato dal ministro dell’Economia.
La priorità del governo Gentiloni, che potrebbe giurare martedì, è la legge elettorale. Il percorso, è l’auspicio emerso nel corso delle consultazioni, prevede che le modifiche all’italicum vengano decise dal Parlamento e non dall’esecutivo: un cammino più parlamentare che governativo. E dopo? Il nuovo governo nasce senza scadenze e resterà in carica, ovviamente, finché avrà una maggioranza che lo sostiene: una volta fatta la legge elettorale, l’esecutivo potrebbe durare ancora qualche mese, contribuendo nel migliore dei casi a svelenire il clima politico. Ovvio però che, una volta modificato l’italicum, sia maggioranza che opposizione potrebbero voler accelerare verso il voto: si potrebbe andare alle urne a giugno o a ottobre. Non secondaria sarà anche la scadenza che consente ai parlamentari di prima nomina di maturare il diritto al vitalizio, il prossimo 15 settembre. “Vogliono tirare a campare per prendersi la pensione”, attacca oggi Luigi Di Maio. Il M5s promette di farne un elemento di spiccata propaganda politica. Resta da capire se le forze che sostengono il governo vorranno prestare il fianco alle critiche, a ridosso dall’appuntamento elettorale.
Antonio Bravetti-Dire
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