Romano Prodi in un’ampia intervista al Sole 24 Ore illustra la sua analisi dell’anno che ci aspetta per l’Europa e in particolare riflette sul tema della vigilanza europea sulle banche dicendo: “Se i criteri di analisi non sono equilibrati, non si ottiene un quadro oggettivo dello stato di salute delle banche europee. L’Italia ne paga le conseguenze”. Il punto, spiega, è che “ci si concentra sempre sul rischio di credito e si ignora quello di mercato”. “I rischi di mercato sono altrettanto importanti, anche perché non si sa cosa valgano questi derivati. + una metodologia che ci danneggia ed è un altro esempio di lentezza decisionale dell’ Europa”, dice l’ex premier.
“Più chiaro che sulle banche ci sono colpe anche nostre. Come si sia tirato avanti tanto sulla crisi dell’Mps senza prendere una decisione è incomprensibile”, ammette. “Ogni rinvio ha aggravato i problemi. C’è stato un drenaggio dei depositi che si poteva risolvere solo con una rassicurazione chiara, e questa passava dall’intervento pubblico”. Tornando al tema della vigilanza, prosegue, “speriamo che l’azione di Draghi non finisca come la tela di Penelope. Più curioso comunque che la Bce, che è un organo non politico, sia l’unica istituzione europea in cui possono emergere le differenze e le diverse opzioni e se ne discuta pubblicamente. Più anche l’unica in cui la Germania può andare in minoranza”. Nello scenario economico, aggiunge, nel 2017 “l’Italia può avvicinarsi all’1%” di crescita “ma è saldamente l’ultimo posto fra le grandi economie”. Gli interventi da fare “sono noti”, precisa
“Il problema della produttività è impressionante. Tutto quello che si è detto sull’importanza dell’industria 4.0 e dei settori innovativi è prioritario, ma finora è soprattutto sulla carta”. Essenziali per Prodi altri due punti: i servizi e la ricerca mirata allo sviluppo dell’industria. Quanto alle prospettive del 2017 per l’Europa Prodi dice di essere “realista” in una “prospettiva a breve termine”. “Tutti sanno che sarebbe una tragedia fermare lo sviluppo europeo, ma oggi non si sa come procedere insieme sui temi che veramente contano, come l’immigrazione, la disoccupazione, il disagio sociale. E i Governi inseguono i populismi, invece di presentare un’alternativa”. In questo quadro l’elezione di Donald Trump negli Usa rappresenta un’incognita: “la tempesta”, così la chiama Prodi, “è solo cominciata e come tutte le tempeste resta imprevedibile”. Ora “tutti i pilastri dei rapporti transatlantici vengono messi in discussione, pensiamo alla Nato.
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