Il Senatore Antonio D’Alì è intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus per parlare della gestione dell’emergenza terremoto:“Il Governo ha gestito questa situazione in assoluto isolamento rispetto al Parlamento. Qualcuno si deve interrogare sul perché questi elicotteri non arrivano o perché quelli della Forestale non funzionano. C’è stato un combinato disposto di una superficialità enorme nel gestire anche alcune forze e risorse. L’abolizione del Corpo Forestale, che è un capriccio di un Governo che doveva per forza cambiare qualcosa senza pensare alle conseguenze, ha fatto si che dal 1° gennaio gli elicotteri della forestale non fossero più funzionanti. Per quanto riguarda il fatto specifico del terremoto c’è un minimo di sottovalutazione di una questione importante, ovvero quello della ricostruzione. Questa va fatta dopo aver evacuato le zone. Non si può gestire una fase delicata con un terremoto che non è finito. Tutti hanno detto che ci sarebbero state tante altre scosse, come poi è accaduto. In questi casi bisogna convincere la gente ad andarsene. Bisognava essere più determinati nell’evacuazione dei pesi vicino all’epicentro per provvedere ad una ricostruzione nel tempo, evitando il buonismo: il medico pietoso fa la piaga purulenta. In occasione del terremoto a L’Aquila si verificò un fenomeno, dal punto di vista sociale, differente. Lì c’erano 50mila abitanti senza un tetto. Qui parliamo, invece, di molti centri ma con molte meno persone coinvolte”.
Il Governo Berlusconi venne pesantemente contestato durante il sisma a L’Aquila. “Quelli erano attacchi strumentali e politici. L’emergenza venne affrontata in maniera esemplare da Berlusconi e Bertolaso. Anche dal punto di vista normativo intervenimmo con tempestività. Ero presidente della Commissione Ambiente e in 20 giorni preparammo il primo Decreto Abruzzo. Una delle caratteristiche, fortemente voluta dall’opposizione, che allora gestiva gli enti locali dell’Abruzzo, fu che la ricostruzione finale doveva essere affidata agli enti locali. La ricostruzione di lungo periodo, infatti, è ancora in corso e non è stata completata. Allora il Governo aveva inserito nel Decreto Abruzzo una previsione tassativa di chiudere, in brevissimo tempo, il monitoraggio di tutte le zone a rischio sismico d’Italia, partendo dal Centro. Vasco Errani, allora presidente della Conferenza delle Regioni, bloccò questa previsione dicendo che questo compito era riservato dalla Costituzione alle Regioni, quindi il Governo non si doveva occupare di questo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: non c’è,a distanza di anni, una mappatura fatta bene per fare interventi di prevenzione”. Chi comanda tra Errani e Curcio? “Bertolaso era anche sottosegretario, aveva un’autorevolezza che gli permetteva di riferire direttamente al presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Era una filiera che funzionava. Quella di Errani è una scelta politica e gli andava dato un ruolo diverso
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