Terremoti in centro Italia e pericoli: la Commissione Grandi Rischi ecco cosa ha scritto

Nei giorni scorsi la Commissione Grandi Rischi ha emesso un verbale la cui diffusione ha sollevato diffuse preoccupazioni tra i cittadini e i rappresentanti degli Enti Locali. Prima di tutto ricordiamo i compiti della Commissione. La Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi è la struttura di collegamento tra il Servizio Nazionale […]

Nei giorni scorsi la Commissione Grandi Rischi ha emesso un verbale la cui diffusione ha sollevato diffuse preoccupazioni tra i cittadini e i rappresentanti degli Enti Locali.

Prima di tutto ricordiamo i compiti della Commissione.
La Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi è la struttura di collegamento tra il Servizio Nazionale della Protezione Civile e la comunità scientifica.
La sua funzione principale è fornire pareri di carattere tecnico-scientifico su quesiti del Capo Dipartimento e dare indicazioni su come migliorare la capacita di valutazione, previsione e prevenzione dei diversi rischi.
Ha ridefinito l’organizzazione e le funzioni della Commissione il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 ottobre 2011 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 2011.
La Commissione si articola in un ufficio di presidenza e cinque settori di intervento che riguardano il rischio sismico, il rischio vulcanico, il rischio meteo-idrogeologico, idraulico e di frana, il rischio chimico, nucleare, industriale e trasporti e il rischio ambientale e incendi boschivi.
Ogni settore è rappresentato da un referente ed è composto da rappresentanti dei Centri di Competenza e altri esperti.
Il Presidente Emerito è l’on. Giuseppe Zamberletti; il Presidente è il prof. Sergio Bertolucci, fisico esperto in fisica particellare sperimentale è direttore di ricerca e calcolo scientifico del CERN dal 2008; Vicepresidente è il prof. Gabriele Scarascia Mugnozza, professore ordinario di Geologia Applicata presso l’Università Sapienza di Roma.
I referenti di settore sono:
il prof. Domenico Giardini geofisico ex presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV); il prof. Vincenzo Morra per il settore del rischio vulcanico, esperto di tecniche di diffrattometria, termogravimetria, spettrofotometria in emissione ed assorbimento, spettrometria raggi X di fluorescenza, microsonda elettronica, spettrometria di massa e magmatismo; il prof. Franco Siccardi per il settore dei rischi meteo-idrologico, idraulico e di frana, professore ordinario di Ingegneria dell’Università degli Studi di Genova, esperto in metodologie per la riduzione degli effetti dei rischi naturali, in particolare inondazioni, attraverso previsione meteorologica, reti di osservazione e sensori satellitari; l’ing. Francesco Russo professore ordinario presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Reggio Calabria per il settore rischi chimico, nucleare, industriale e trasporti; dott. Roberto Caracciolo esperto in sistemi conoscitivi e monitoraggio ambientali, Direttore Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia ambientale ISPRA (centro di competenza), per il settore del rischio ambientale e degli incendi boschivi.

In sostanza la Commissione multidisciplinare ha valutato la situazione iniziata il 24 agosto 2016 ed ha scritto che non si può considerare conclusa la “crisi sismica” e che si potrebbero anche verificare eventi di magnitudo superiore a quella fino ad ora registrata nelle aree circostanti a quelle degli epicentri recenti.
Ne consegue che eventuali nuovi terremoti possono interessare manufatti vari come edifici e dighe.

Con le conoscenze scientifiche attuali è impossibile sapere quale faglia si riattiverà nel prossimo futuro, quanta energia tettonica c’è già accumulata nel sottosuolo già interessato da disastrosi terremoti nel passato, se vi sono faglie nelle aree contigue a quelle fino ad ora interessate dagli eventi sismici che si riattiveranno nei prossimi giorni, mesi, anni. Si sa che potrebbe accadere come non potrebbe accadere.

Si tenga presente che le stesse limitate conoscenze sulle problematiche sismiche si hanno circa il sottosuolo delle aree abitate nelle quali si autorizzano gli stoccaggi di metano e pozzi di reiniezione come il Costa Molina 2 in val d’Agri che sono da considerare sperimentazioni la cui riuscita non è valutabile con i dati disponibili.
Niente di nuovo, naturalmente!
Anzi normali e anche banali considerazioni!

L’unica “novità” è stata detta dal fisico Presidente della Commissione ed era una grande fesseria indegna di un presidente della Commissione!
In pratica ha detto immotivatamente che con un forte terremoto si potrebbe verificare un effetto Vajont dal Lago di Campotosto. E’ stato smentito ed a Porta a Porta praticamente si è scusato! Troppo poco!
Questo è il reale stato delle conoscenze attuali.
Come è ovvio, i manufatti realizzati dall’uomo in quest’area (edifici, dighe, strade ecc.) possono essere interessati (ma possono anche non essere interessati) da ulteriori sollecitazioni sismiche anche più “vigorose” di quelle fino ad ora registrate.

Allora, che fare?

A questo punto cittadini e rappresentanti delle istituzioni pubbliche sono stati messi di fronte ad una realtà (non nuova) che forse preferivano ignorare?

La Commissione Grandi Rischi in base alle competenze dei membri ha fornito il suo parere tecnico-scientifico al Servizio Nazionale della Protezione Civile…poi?

La Protezione Civile come le ha utilizzate?

Poi, sembra, che in una intervista televisiva siano state pronunciate frasi non appropriate, diciamo così, dal presidente della commissione, fisico, che evidentemente non controllava quanto stesse dicendo.
A parte le dichiarazioni non appropriate che devono essere assolutamente evitate e che sono inspiegabili e devono aprire una pacata riflessione istituzionale, la Commissione ha svolto il proprio compito.
Non è molto ma…questo è avvenuto!
Poi….?

Franco Ortolani

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