Rabbia e tanta tanta paura: “a scuola, se le cose restano così noi non torniamo”. E gli studenti del Liceo Cotugno di L’Aquila non scherzano: da un paio di giorni hanno dato il via ad una protesta che andrà avanti ad oltranza, su circa 1.200 alunni ne entrano 20-25, gli altri restano fuori in una contestazione che ha anche l’appoggio di insegnanti e genitori.
“Siamo compatti su questo- raccontano all’agenzia DIRE Andrea Amarii, uno studente, e Annalucia Bonanni, insegnante- Nella nostra scuola solo un paio di locali rispondo a criteri di sicurezza“.
Una situazione, stando a quanto spiega la professoressa Bonanni, decisamente complicata: “Dopo il sisma dell’aprile del 2009 siamo rientrati a scuola- ricorda- Era a posto, era classificata ‘B’, quindi considerata agibile con pochi lavori“.
Gli Enti pubblici, spiega ancora l’insegnante, hanno l’obbligo di fare delle prove di vulnerabilità sismica degli edifici e l’indice deve essere pari a 1, ovvero il 100%. Recentemente un gruppo di genitori di quella scuola, dopo le ultime scosse, è riuscito ad avere le prove di vulnerabilità fatte dalla Provincia per il Cotugno nel 2013. È emerso che “nella nostra scuola- continua l’insegnante- solo 2 locali, palestra e aula magna, rispondono a criteri di sicurezza, mentre la maggior parte dei locali hanno un indice dello 0,26%, inferiore quindi all’uno richiesto”.
Inoltre “la parte della scuola che corrisponde alle rampe e a due accessi ha un indice praticamente uguale a zero. Infatti la prova non è soddisfatta neanche per carichi statici. Proprio non ci siamo“.
Il liceo ha avuto una verifica fatta con i vigili del fuoco “ma sono solo verifiche visive. C’è un gap con il concetto di agibilità“.
Lo scorso 16 gennaio il sindaco e un consigliere regionale del Pd ha incontrato un gruppo di genitori, quello che ha ottenuto i documenti con gli indici di vulnerabilità, e i rappresentanti degli studenti. Dall’incontro sarebbe emersa l’intenzione di trovare una soluzione alternativa all’edificio del Cotugno, intenzione che però sarebbe rimasta ferma a quella data. Dopo di allora ci sono state altre iniziative, diffide dei genitori a Prefettura, Provincia e Ufficio scolastico della Regione, stessa cosa da parte delle insegnanti: “Vogliamo che ci dicano che la scuola è sicura, oggi ci garantiscono che in caso di scossa non ci crolla tutto in testa? Non abbiamo garanzie”, continua l’insegnante.
La protesta, intanto, andrà avanti: “Ci sono stati degli incontri istituzionali, la protesta continua, qualcuno dovrà dire qualcosa, non si può andare avanti così. Servirà mettere un punto e ripartire. La guerra non la prepari in tempo di pace, non dobbiamo aspettare.Bisogna ripartire”.
Adriano Gasperetti-Dire
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