L’Aquila è la città più sicura di tutto il Centro Italia. In seguito al sisma del 2009, la performance degli edifici è sicuramente molto migliorata e, in alcuni casi, è adeguata alla norma vigente”. Lo garantisce alla DIRE Elio Masciovecchio, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia dell’Aquila.
“Un conto è la paura- spiega l’ingegnere- quella l’abbiamo tutti perché fa parte di noi, ma una cosa è certa: a L’Aquila le case che dovevano cadere purtroppo sono già cadute. Poi esistono quelle che sono state migliorate sismicamente e quelle che sono state adeguate, perché demolite e ricostruite”.
Le quattro scosse del 18 gennaio e la neve alta un metro “hanno riacceso la paura- ricorda Masciovecchio-, ma posso dire che tecnicamente le abitazioni stanno sicuramente meglio di come stavano prima del 6 di aprile. Se allora la maggior parte delle persone rimase illesa e ha avuto la vita salvaguardata (scopo principale di un’abitazione), adesso lo sarà ancora di più nel caso in cui si dovesse verificare un altro sisma”.
– Quindi se avvenisse un nuovo sisma, di intensità pari a quello del 6 aprile 2009, le case a L’Aquila non crolleranno?
“Qual è l’obiettivo degli edifici residenziali?- domanda a sua volta Masciovecchio- è la salvaguardia della vita. Significa che a una scossa di terremoto l’edificio dovrà fare i suoi movimenti, per cui le eventuali lesioni che potrebbero emergere saranno normali. A un sisma violento è normale che ci siano delle lesioni- precisa l’ingegnere- ma ciò che conta è che sia salva la vita e non le cose. Su questo posso essere abbastanza certo nel dire che i nostri edifici sono i migliori di tutti gli edifici del Centro Italia- ripete il presidente dell’Ordine degli ingegneri abruzzesi -, perché hanno già avuto interventi di miglioramento”.
A L’Aquila bisogna garantire “almeno il 60% di sicurezza sismica per le case classificate come E, ovvero quelle che hanno subìto nel 2009 danni gravi- continua Masciovecchio- e che sono state riparate e migliorate sismicamente per garantire appunto una sicurezza sismica almeno del 60%”. Il Presidente tiene a spiegare che “il certificato di vulnerabilità non è previsto da nessuna norma, anche se sarebbe auspicabile l’attivazione di tale norma, affinché aumenti la consapevolezza del rischio sismico, e che tutto il patrimonio edilizio nazionale fosse messo in sicurezza. Nel nostro Paese bisognava intervenire non tanto dando i soldi a chi risparmia di più dal punto di vista energetico – cosa certamente importantissima – ma a chi cerca di proteggere la vita delle persone, anche attraverso la possibilità di usufruire di finanziamenti europei”.
Il concetto di sicurezza sismica è “nato quindi dopo il sisma del 6 aprile 2009, con una normativa più stringente. Che facciamo? Chiudiamo tutte le scuole d’Italia realizzate prima del 2009?– domanda l’ingegnere- ovviamente no, bisogna attivarsi per metterle in sicurezza e adeguarle”.
– Gli aquilani rientrati nelle loro case possono sentirsi sicuri?
“Certo che sì- afferma l’ingegnere-, tutte le case sono state controllate dopo il terremoto del 6 aprile. Le case che erano agibili vennero classificate come A; quelle temporaneamente inagibili come B; fino ad arrivare alle E, ovvero alle case inagibili. Sugli immobili si è intervenuto in maniera graduale. Sulle B sono stati effettuati interventi locali, poiché avendo svolto la loro funzione (salvaguardare la vita dei loro abitanti) furono migliorate ulteriormente con dei rinforzi locali. Per le E, invece, vennero realizzati dei progetti di miglioramento sismico che andarono ben aldilà dell’intervento locale e, per alcune fattispecie, i progetti sono stati di adeguamento”.
– Su cosa sta lavorando attualmente il suo Ordine?
“Il nostro obiettivo è garantire una vita serena ai cittadini. L’attuale problema a L’Aquila e in tutto il cratere sismico riguarda la ricostruzione dei centri storici– fa sapere Masciovecchio-. Le abitazioni della periferia sono finite per più del 95%, mentre per il centro storico stiamo lavorando con risultati importanti e dobbiamo continuare a farlo a prescindere da eventuali altri terremoti”. Ai cittadini aquilani dice: “E’ concepibile avere paura, ma con il tempo e utilizzando la ragione e non più la pancia dobbiamo sviluppare la seguente certezza, che è anche la sacrosanta verità: il patrimonio edilizio a L’Aquila e dintorni è di gran lunga superiore a quello delle altre città, che non hanno avuto la possibilità di migliorarlo sismicamente. Speriamo che lo Stato si impegni per far avere a tutti la possibilità di migliorare sismicamente la propria casa, investendo in prevenzione piuttosto che spendendo soldi in emergenza”.
– Se un cittadino è particolarmente ansioso e non si fida della sua casa, a chi può rivolgersi per i controlli?
“Siccome per la ricostruzione privata era possibile scegliere il professionista e l’impresa, abbiamo consigliato, per quegli edifici a L’Aquila dove erano già intervenuti i professionisti/direttori dei lavori, di richiamare le stesse persone che, conoscendo le strutture, erano le più idonee a verificare eventuali nuovi problemi. Se dovessero emergere requisiti di inagibilità- chiarisce l’ingegnere- allora si coinvolgeranno le istituzioni: saranno i tecnici della Protezione civile e del Centro Operativo Comunale che andranno a verificale l’eventuale danno. In ogni caso l’Ordine continua a mettere a disposizione i propri volontari per le verifiche di agibilità coordinate dalla Protezione civile. Io personalmente sono andato a verificare delle lesioni in vari condomini- ricorda Masciovecchio- e ho potuto constatare che erano lesioni normali per un sisma di livello 5. È comunque giusto andare a verificare per tranquillizzare le persone, per questo motivo ho invitato tutti i professionisti impegnati nella ricostruzione a fare la stessa operazione su segnalazione del committente”.
– Qual è il timing di lavoro per la ricostruzione dei Centri Storici?
“Stiamo lavorando per chiudere tutto nel giro di 6 anni L’Aquila comprese le frazioni e tutti i comuni del cratere. È chiaro- conclude- che il tempo di lavoro dipenderà anche da altri fattori, come i soldi che fortunatamente adesso ci sono”.
Rachele Bombace-Dire
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