“Su 100 persone selezionate per il ruolo di portalettere, 90 preferiscono rinunciare a lavorare e mantenersi con il sussidio di disoccupazione. C’è carenza di lavoro, ma oggi chi non trova un’occupazione preferisce non lavorare perché percepisce comunque il sussidio di disoccupazione. Uno dei vantaggi per il lavoratore è che riceve la disoccupazione e quindi preferisce prendere il sussidio e non lavorare”, lo ha dichiarato Bachisio Ledda, imprenditore sardo, presidente e fondatore di Mail Express Posta & Finanza, azienda postale privata nata nel 1997 a Teramo.
Nonostante l’alto tasso di disoccupazione giovanile, attestato al 40,1% secondo le ultime rivelazioni ISTAT, Ledda si allinea agli imprenditori di altri settori, come il tessile e il calzaturiero, sottolineando le difficoltà del lavoro giovanile attuale: “Se non cambiano le leggi sulla ricerca del lavoro e sugli uffici di collocamento, purtroppo sarà un fenomeno in crescita. Le persone guadagnano stando a casa per almeno due anni quindi cosa vogliono di più… E’ una situazione che penalizza tutti: in Italia i disoccupati ricevono una telefonata dall’azienda che fa la selezione ma sono liberi nella loro scelta. Non è così in altre nazioni, dove il disoccupato riceve la chiamata da parte dell’ufficio di collocamento e, se non si presenta a tre successivi colloqui, dopo il terzo rifiuto gli tolgono il sussidio di disoccupazione. Il fenomeno dei rifiuti da parte dei giovani disoccupati italiani sono sconosciuti al’opinione pubblica generale poiché non sono di pubblico dominio, però ritengo sia un trend molto grave”.
Ledda (che per agevolare una corretta gestione delle filiali del suo gruppo Mail Express Posta & Finanza, presente sul territorio nazionale con una rete strutturata di circa 400 punti vendita, un fatturato di circa 20 milioni di euro e quasi 400.000 clienti, ha lanciato più volte campagne di assunzione del personale) prova ora a dare un suggerimento per ovviare a questa situazione: “Intanto sarebbe necessario rendere più flessibile il Jobs Act, abbassando i costi per le imprese quando non possono tenere un collaboratore perché non idoneo. Inoltre, dovrebbe essere funzionale l’organizzazione che gestisce i posti di lavoro e l’ufficio di collocamento per tutti coloro che cercano lavoro, ma anche per le aziende che lo offrono e per quelli che meritano il sussidio; non dovrebbe invece favorire tutti quelli che se ne stanno a casa a far nulla prendendo però il sussidio di disoccupazione”.
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