Dopo gli imponenti movimenti giovanili del 1968-69 e dei primi anni ‘70, che portarono alla fine della guerra in Vietnam e alla sconfitta degli Usa, i reazionari di tutto il mondo hanno preso il sopravvento sul piano sociale, politico, culturale e religioso. Le guerre tuttora in atto nel mondo sono risultato del “pensiero unico” liberticida e della concezione iperliberista dell’economia, delle idee pesantemente reazionarie e neoliberiste, ulteriormente accentuate dalla caduta del cosiddetto blocco socialista, facente capo all’Ex Unione Sovietica, lasciando il potere agli Usa, che si sono imposti come unica superpotenza esistente.
A proposito delle guerre assassine, imperialiste, colonialiste in atto nel mondo e spacciate per operazioni militari chirurgiche e missioni di pace, di esportazione della democrazia e dei diritti umani, durante questo incontro abbiamo ricordato con Moni Ovadia, la tragedia dell’assedio di Sirte e delle città libiche in mano ai lealisti, sotto i bombardamenti NATO. Le vittime di guerra, nei conflitti armati contemporanei, sono per il 95% civili innocenti, come testimonia anche Emergency, associazione di chirurghi di guerra volontari. Quando si trattava degli attacchi militari dei lealisti a Misurata contro gli insorti e i ribelli, si osannava l’intervento NATO come libertario e promotore di chissà quali diritti umani. Adesso che Sirte, città natale di Gheddafi, è assediata, non si accenna più ai diritti umani e alla tutela di civili, come, tra l’altro, prevedeva la risoluzione ONU 1973, che è stata puntualmente disattesa e violata. I mezzi di comunicazione di massa connotano Sirte con una terminologia retorica, come “baluardo dei lealisti” e “roccaforte del Raìs”, senza accennare minimamente alla sorte dei civili, come se sussistessero differenze quando si tratta di diritti umani.
I mass media annunciano sempre che il “baluardo”, la “roccaforte” di Sirte verrà espugnata, agendo così attraverso una terminologia mirata e voluta, a soggiogare e strumentalizzare l’immaginario collettivo e l’opinione pubblica. L’Occidente continua ad annunciare che la guerra sta per finire, per ottenere ulteriori rifinanziamenti e invece continuano ad oltranza i bombardamenti, da parte delle superpotenze NATO, per gli interessi petroliferi e per alimentare l’industria bellica e l’indotto militare, noncuranti delle sorti dei civili libici, autentiche vittime di un crimine contro l’umanità, come in Afganistan, in Iraq e in Kossovo. Per questi motivi vogliamo commemorare sempre la data del 4 novembre, non come giorno celebrativo delle forze armate e della fine del primo conflitto mondiale, ma come ricordo delle vittime di tutti i conflitti bellici e monito di opposizione alla guerra assassina, imperialista, neocolonialista e razzista, ricordando che la guerra non è mai giusta ed è sempre un crimine contro l’umanità.
Laura Tussi
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