Dopo oltre 13 anni di carcere, di cui otto trascorsi in attesa dell’esecuzione, Shahrul Izani bin Suparman ha avuto salva la vita grazie alla commutazione della condanna alla pena capitale da parte delle autorità della Malaysia.
Nel settembre 2003 l’uomo, all’epoca 19enne, era stato fermato a un posto di blocco con 622 grammi di cannabis. Nonostante fosse incensurato e sebbene il reato non fosse minimamente tra quelli “più gravi” per i quali il diritto internazionale ancora oggi autorizza l’uso della pena capitale, il 28 dicembre 2009 era stato condannato a morte per traffico di droga.
Dopo l’esito sfavorevole di tre appelli, la campagna lanciata da Amnesty International nel 2015 ha ottenuto il risultato: Shahrul Izani bin Suparaman non sarà impiccato.
Riccardo Noury
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