In Brasile il Carnevale inizia il Giovedì grasso e finisce all’alba del giorno delle Ceneri. Quest’anno la scuola di samba Imperatriz, di Rio de Janeiro, ha incentrato la propria allegoria sugli indios dello Xingu e sulla loro lotta per la preservazione di territorio e diritti. Il coreografo della scuola ha chiesto la consulenza di un antropologo e si è recato nel Parco Indigeno dello Xingu, area in cui vivono diciassette differenti etnie. Sulla carta il territorio è protetto, nella realtà è contaminato da agro-tossici, i suoi fiumi stanno seccando, la foresta è progressivamente divorata. Il coreografo ha concepito lo spettacolo insieme agli indios, convivendo con loro, ascoltandoli. Le varie sezioni della parata carnevalesca affrontano temi legati alla sacralità dei territori indigeni, alla ricchezza di flora e fauna, all’invasione e furto delle terre indigene, agli incendi, alle segherie, ai prodotti agro-tossici, a un’idroelettrica mostruosa beffardamente chiamata Belo Monte, alle alleanze degli indios con i non indigeni. Quando è trapelato il tema scelto per la propria rappresentazione, la scuola e i suoi componenti hanno sofferto pressioni, minacce, violenze verbali, attacchi dei mezzi di comunicazione di massa, naturalmente sempre asserviti ai (pre)potenti di turno.
Un nutrito gruppo di leader indigeni, tra cui alcune battagliere amazzoni, ha visitato la scuola di samba per ringraziarla della coraggiosa scelta fatta. Durante la conferenza stampa indetta dalla scuola Imperatriz ha parlato, nella sua lingua, lo storico leader indigeno dello Xingu, Raoni, il quale, tra l’altro, ha detto di sentirsi vecchio e stremato dalla lotta portata avanti durante tutta la vita. Un interprete ha tradotto il suo pensiero in portoghese, ma il timbro di voce di Raoni era ben più persuasivo, convincente, caldo, emozionante delle parole in portoghese, che resta pur sempre la lingua degli invasori e colonizzatori. Sugli striscioni posti accanto al tavolo da cui il leader indigeno ha parlato c’era scritto: “Il nostro oro è la natura”, “La nostra energia è la vita”.
La Imperatriz ha messo in campo tremila figuranti, trentadue cosiddette ali, sei carri allegorici. Agli indios è stata assicurata una grande visibilità, attraverso la valorizzazione di pitture corporali, artigianato, strumenti musicali, tecnologie atte a preservare l’ambiente, e attraverso anche la valorizzazione della sacralità del loro rapporto con la natura. La scuola di samba ha attinto dall’antropologia, dalla museologia, dalla storiografia per allestire uno spettacolo che non ha discriminato gli indios facendoli apparire come arretrati, né li ha consegnati al folclore spacciandoli per esotici. Il Carnevale carioca di quest’anno ha dialogato con gli indios e i loro alleati del mondo accademico. Una scuola di samba ha contribuito a far capire al popolo brasiliano quale differenza passa tra una manifestazione di folclore e un’espressione di cultura, e ha anche fornito il suo apporto alla lotta contro preconcetti e razzismo. Accanto a personalità varie e molti leader indigeni, il vecchio Raoni ha preso parte alla parata carnevalesca e si è immerso nella moltitudine del sambodromo di Rio de Janeiro, contribuendo a far giungere “il clamore che viene dalla foresta” fin dentro l’udito di chi non vuol sentire.
Loretta Emiri-Pressenza
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