Quando la sensibilità e la delicatezza di due donne si incontrano non può nascerne che un capolavoro.
È quello che è accaduto con l’ultimo libro di Sonia Etere “La figlia del vento”.
Dietologa, counselor e scrittrice, Sonia è abituata a lavorare con il dolore, soprattutto quello femminile, quello che rimane inespresso e talvolta esplode nella bulimia, nell’anoressia, nella perdita di fiducia in sé. Solare e combattiva questa eclettica scrittrice aquilana ha sperimentato un’inedita dieta dell’amore per curare le ferite profonde dell’anima. Una cura che non deriva da blasonate teorie scientifiche, ma da un’innata propensione verso gli altri, che porta Sonia a “sentire”, a riconoscere il grido di dolore delle sue pazienti e a prendersi cura di loro. Le ascolta, le accoglie senza giudizi o pregiudizi, le incita a combattere demoni invincibili e a riprendersi la leggerezza di una vita, senza il peso di bagagli ingombranti.
Quando Sonia incontra Laura, la protagonista de “La figlia del vento”, o meglio quando Laura incontra Sonia, dolore e delicatezza si riconoscono, si osservano, si attraggono, finché l’uno cede all’altra.
Laura decide di offrire a Sonia il libro della sua vita. È sicura che Sonia saprà trattare con tatto e sensibilità i suoi tormenti. Le racconta delle sue inquietudini da adolescente, quando lottava tra la voglia di libertà e la paura di deludere le aspettative della famiglia. Le racconta della rabbia, della pura del tempo che scorreva tiranno e che la faceva prigioniera di una vita non sua e che è arrivata ad odiare, come ha fatto con il il suo stesso nome. Avrebbe voluto essere amata, apprezzata, per quella che veramente era. Ma chi è davvero Laura? È una domanda a cui lei stessa ha fatto fatica a rispondere. Adolescente solitaria e sensibile, alla perenne ricerca di una sua identità e di un mondo ideale senza ingiustizie, finisce per rifugiarsi nei piaceri sregolati del “branco”. Decide di rendersi visibile, violando le regole che fino ad allora aveva accettato per farsi accettare.
Ma come ogni onda, anche la più impetuosa, trova la pace quando si adagia sulla spiaggia, così anche Laura ha trovato il suo equilibrio e la sua identità. Lo ha trovato crescendo e lottando con fatica, grazie anche all’amore delle persone che gli sono state a fianco. Ha imparato a scegliere e non a farsi scegliere, a tracciare il solco della sua strada, da sola, con il tempo. È stato un lungo viaggio, raccontato nelle pagine di un libro, che Laura considera la chiusura di un cerchio. L’ultima fatica necessaria per disfarsi di veli polverosi.
Conosco Laura da diverso tempo. Ho sempre visto la “figlia del vento” come una ragazza solare, dallo sguardo sereno e sincero, sognatrice e battagliera. Non mi era mai arrivato il suo dolore. Lo custodiva bene nelle pieghe dell’anima. O forse, come a me piace pensare, faceva trasparire solo tutta la gioia di vivere che ferve in lei e scorre nelle sue vene, più forte della paura, più forte del dolore.
Conosco altrettanto bene Sonia Etere e so con assoluta certezza che nessun’altra avrebbe saputo raccontare una storia così intensa e carica di tenerezza. Nessun’altra, se non lei, avrebbe saputo percorrere, affianco a Laura, la strada di una metamorfosi che ha portato “la figlia del vento” a non fuggire più dalla vita, ma a correre veloce verso la vita.
Giovanna Laglia
Lascia un commento