Le analisi sul mercato del lavoro degli ultimi anni ci restituiscono un quadro drammatico circa le condizioni contrattuali delle moltitudini precarie del nostro Paese. I grandi gruppi monopolistici, mediante pressioni economiche e politiche asfissianti, favoriscono l’introduzione e la proliferazione di nuove forme contrattuali che rispondono all’esigenza della ricerca del massimo dei profitti a scapito del mondo del lavoro. Tra queste, l’introduzione dei famigerati voucher rappresenta il più eclatante strumento di intensificazione dello sfruttamento della forza-lavoro. Tali ‘buoni lavoro’, introdotti nel 2003 ad opera del 2° Governo Berlusconi come strumento di lavoro occasionale, in realtà hanno prodotto uno svilimento della capacità salariale della manodopera non solo in termini monetari ma anche sotto i profili pensionistico e fiscale. Inoltre, la loro forma giuridica implica la negazione di una serie di diritti sociali, quali maternità, assegni familiari, disoccupazione, che abbiamo conquistato in decenni di lotte straordinarie.
La loro rapida applicazione in quasi tutti i settori produttivi denudano la mistificazione a cui settori di Confindustria, Governo e INPS volevano abituarci. Dalla loro immissione, non esiste rapporto alcuno che possa confermare la loro utilità nellalotta al lavoro nero. Unico strumento, in tal senso, era e rimane l’introduzione del reddito minimo garantito, che risponde non agli interessi delle grandi multinazionali e delle inappagabili pance di certi settori retrivi della piccola e media impresa italiana, bensì ai bisogni immediati dei tanti lavoratori precari.
Per queste ragioni inoppugnabili mi impegnerò insieme alla nascente organizzazione politica a cui ho aderito, Democratici e Progressisti, per abrogare questa nuova forma di sfruttamento mediante la lotta referendaria.
Lo stesso impegno è, ovviamente, riversato verso un’altra questione, assai spinosa e purtroppo meno conosciuta, che è in oggetto nel medesimo referendum: quella dell’abrogazione di parte dell’articolo 29 della Legge Biagi, che prevede laresponsabilità solidale solo a carico del committente nell’ambito degli appalti di opere o servizi. Questa scelta ha causato quella paradossale situazione che molti lavoratori vivono ogni giorno sulla loro pelle nel momento in cui richiedono il ristoro per un danno subito: citare in giudizio sia l’appaltatore che i committenti e sub-committenti, e, nel momento in cui vedono riconosciuto dal giudice il dolo, vedersi costretti a dover chiedere prima il risarcimento ai sub-committenti (spesso società fittizie o con posizioni economiche assai torbide) e, solo dopo averlo ricevuto, agli appaltatori. L’abrogazione dunque sarà utile per legalizzare la piena responsabilità solidale tra l’appaltatore e l’appaltante.
Vista la ferocia del quadro disegnato, non posso che richiedere a gran voce una immediata calendarizzazione dei referendum già il 23 aprile, come tra l’altro previsto dalla legge.
Sarà una grande occasione, democratica e popolare, per infliggere un duro colpo ai nuovi padroni del futuro e per dar vita ad una grande festa “degli oppressi e degli sfruttati” che farà da ponte ad un’altra importante ricorrenza storica, quella del 25 aprile, data della liberazione dal nazi-fascismo.
Perché il trascorrere degli anni non ci ha fatto dimenticare che le nostre esistenze valgono molto di più dei tanti cappi al collo.
Perché gli anni passano, ma in noi non passa la volontà di liberazione dalle tante gabbie che ci attanagliano.
Mario Mazzocca – Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regionale d’Abruzzo
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