Alle 4.40 di questa mattina (le 2.40 ora italiana), l’America di Donald Trump ha fatto partire 59 missili da crociera Tomahawk da due incrociatori statunitensi nel Mediterraneo che hanno colpito la base aerea siriana di Shayrat.
L’obiettivo del raid era “impedire che il regime usi armi chimiche di nuovo“. Stando a quanto dichiarato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’ong che per prima aveva denunciato la strage di Khan Sheikoun, ci sarebbero almeno quattro morti e l’aeroporto sarebbe stato praticamente distrutto.
Il bombardamento è stato confermato da Donald Trump, nel resort di Mar-a-Lago, in Florida, dove ieri sera il presidente americano ha accolto il suo omologo cinese Xi Jinping per un primo atteso incontro bilaterale. Intanto, il Segretario di stato statunitense Tillerson si trova a Mosca per un vertice con l’omologo russo Lavrov. Il Pentagono, inoltre, ha ufficialmente chiarito di aver avvertito i russi del bombardamento attraverso la ‘hot-line’ stabilita tra gli eserciti di Washington e Mosca per evitare incidente nello spazio aereo di Damasco.
Dura la reazione del Cremlino che, attraverso le dichiarazioni del portavoce Dmitrij Peskov, definisce il raid “Un atto di aggressione contro un Paese sovrano“. Come immediata contromisura, intanto, le forze russe hanno annunciato la sospensione del memorandum firmato con la coalizione internazionale per il coordinamento delle operazioni militari nello spazio aereo siriano.
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