La Juventus resta concentrata, dentro e fuori dal campo. Dopo aver conquistato la Coppa Italia battendo la Lazio per 2 a 0 e alla vigilia della sfida contro il Crotone, decisiva per il campionato, questo pomeriggio il club bianconero ha affrontanto un altro match importante per il suo futuro. Il presidente Andrea Agnelli è stato infatti ascoltato dalla Commissione Antimafia in relazione alle indagini su infiltrazioni ‘ndranghetiste nella curva della squadra campione d’Italia.
L’inchiesta ‘Alto Piemonte’ della Procura della Repubblica di Torino ha fatto emergere un giro di affari occulti, gestito da cosche della ‘ndrangheta, legato alla vendita dei biglietti da parte della società di corso Gallieo Ferraris. Ma il presidente Agnelli non accetta l’accusa di “avere avuto rapporti con gli ndranghetisti” e, in Commissione Antimafia, difende il suo club dal nuovo, presunto, scandalo giudiziario. “Se ci sono state irregolarita’ dovranno essere sanzionate in modo adeguato, definendo le singole responsabilita’. Auspicabilmente in un processo giusto”, dice Andrea Agnelli in audizione.
Al centro del lavoro della Commissione ci sono i rapporti tra il presidente bianconero e Rocco Dominello, ultras juventino affiliato alle cosche. “Non ho mai incontrato Rocco Dominello da solo. A memoria ricordo 3, 4 incontri”, si difende Agnelli. “Se l’ho incontrato e’ stato nell’ambito di un consesso di tifosi. Ed e’ pacifico che se avessimo saputo quello che e’ emerso oggi, mai avremmo avuto rapporti con lui“.
In relazione alla domanda se “fossimo a conoscenza dell’appartenenza di Rocco Dominello ad associazione di stampo ndranghetista, voglio ribadire- spiega- che i miei dipendenti hanno sempre ritenuto di rapportarsi con soggetti appartenenti al tifo organizzato, mai nessuno ha avuto il dubbio” che Dominello potesse “appartenere a qualcosa di diverso dal tifo ultras”.
Sollecitato dalla presidente della Commissione Rosy Bindi, Agnelli dà poi “la sua lettura”: “Se io vado su internet, per la partita del 3 giugno a Cardiff, io trovo biglietti a prezzi assurdi, a 5mila euro. E’ possibile che una organizzazione con finalita’ criminale possa inserirsi” nella rivendita di biglietti per “eventi come la finale di Champions che sono di grande interesse. Sono eventi in cui l’offerta e’ molto inferiore alla domanda. E questo e’ anche il caso dello Juventus stadium”.
Agnelli spiega che “la responsabilita’ iniziale e’ sicuramente” collegata alla necessita’ di “gestire uno stadio da sold out tutte le domeniche. Una cosa- osserva- che da un lato ci inorgoglisce. Ci sono poi le complessita’ delle dinamiche dei tifosi della Juventus, con il 60 per cento che vengono da fuori. Tutto questo ha fatto si’ che si e’ lasciato uno spazio per inserirsi a persone che possono avere interesse a inserirsi nella rivendita dei tagliandi“.
Dopo aver chiarito di non aver mai ricevuto informative da parte della polizia giudiziaria su Dominiello, Agnelli ammette: “Avremmo sicuramente commesso alcuni errori, ma sono errori che non hanno mai avuto la consapevolezza di avere un dialogo con persone associate alla criminalita’ organizzata“. Poi, il presidente si concede una stoccata al segretario della Commissione, il dem Marco Di Lello, perché “quando ho letto sui giornali ‘Agnelli dialoga coi mafiosi’, mia figlia si e’ spaventata. Cosi’ mi ha permesso di intavolare un dialogo di educazione civica con mia figlia di 12 anni. La ringrazio”, dice Agnelli.
Di Lello replica sottolineando di non essersi inventato che Agnelli aveva incontrato due persone appartenenti ad organizzazioni criminali. Intervengono altri parlamentari: “Ma questo e’ un processo”, sbottano. Bindi replica: “Nessun processo”.
C’e’ spazio anche per la scaramanzia, in commissione antimafia.
Quando la presidente Rosy Bindi fa gli auguri ad Agnelli per la prossima finale di Champions, il 3 giugno a Cardiff contro il Real Madrid, Agnelli prima si tocca il naso, quindi sembra indulgere ad un gesto apotropaico.(Dire)
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