Con una meravigliosa giornata di sole e un cielo intenso d’azzurro, L’Aquila saluta l’arrivo da New York d’uno dei suoi figli più insigni e prestigiosi: Mario Fratti. Torna nella città natale per festeggiare il suo 90° compleanno (è nato a L’Aquila il 5 luglio 1927).
Accogliendo l’invito del presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Giuseppe Di Pangrazio, alle 10 in punto Fratti raggiunge l’Emiciclo per l’omaggio che l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa abruzzese ha pensato di riservargli proprio nel giorno del suo 90° genetliaco. Il primo impegno è l’intervista a tutto campo che egli rilascia a Giampaolo Arduini, capo dell’Ufficio Stampa, per le telecamere del Consiglio Regionale. Il drammaturgo aquilano, come sempre efficace, non si perde in giri di parole ed è netto nelle risposte. Una bella intervista. Alle 10 e mezza si va al 4° piano, per un incontro privato con il presidente del Consiglio Regionale. Fratti si ferma un attimo per ammirare da una delle finestre del Palazzo la splendida facciata romanico-gotica della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, tra le più preziose meraviglie architettoniche della città capoluogo d’Abruzzo, il monumento insigne dove Celestino V fu incoronato papa il 29 agosto 1294, annunciando l’istituzione della Perdonanza, il primo giubileo nella storia della Cristianità che da 723 anni si celebra aprendo la Porta Santa della basilica, dai Vespri del 28 a quelli del 29 agosto d’ogni anno.
“Benvenuto! Come la debbo chiamare? Professore?”, l’accoglie così il presidente Di Pangrazio, andandogli incontro. “Presidente, chiamami Mario, tra abruzzesi diamoci del tu”, replica Fratti con un sorriso solare che gli illumina il volto. E subito il dialogo lascia le felpate formalità istituzionali e diventa colloquio amichevole, che apre immediatamente alla conoscenza reciproca, alla confidenza, al racconto delle esperienze. È un ciclone di simpatia, Fratti. Travolgente. Empatico. Diretto. Una straordinaria capacità di dialogo e di chiarezza, la sua. Con lampi di parole e opinioni monde da ogni circonlocuzione illustra al presidente Di Pangrazio, in risposta a puntuali domande – e al consigliere segretario Giorgio D’Ignazio che gli siede accanto -, il pensiero sull’America, la storia della singolare sua “emigrazione” a New York nel 1963, il suo amore per l’Italia – “…quando vedo la bandiera dell’Italia, mi commuovo!” -, il segreto del grande successo come scrittore che, con una modestia non comune, egli imputa per metà a semplice fortuna. E poi il valore del sorriso e del dialogo, specie nella politica, e della collaborazione per il bene comune. Quindi l’amore per l’Abruzzo. E per L’Aquila, la sua città dove ha nitidi ricordi dei primi suoi venti anni, delle tragedie della dittatura fascista e dell’occupazione nazista, dei giovani 9 martiri aquilani catturati e uccisi dai tedeschi, ai quali avrebbe potuto aggiungersi anche lui, se avesse accettato la sollecitazione dell’amico Giorgio Scimia. Ne ha scritto un dramma di questa storia, parlando della sua “codardia”. Ha poi raccontato quegli anni terribili in un romanzo scritto negli anni Cinquanta, ma che nessun editore volle pubblicare per la sua crudezza. È uscito solo nel 2013 per Graus Edizioni, sotto il titolo “Diario Proibito. L’Aquila anni Quaranta”.
Bastano appena una ventina di minuti perché Fratti si riveli a tutto tondo, nel suo pensiero letterario e politico, nella sua umanità, nei suoi valori di fondo. Con gli occhi sempre rivolti agli ultimi, ai diseredati, ai meno fortunati, alla libertà e alla giustizia. Ma dell’incontro con il presidente del Consiglio Regionale la giovialità, la semplicità del tratto e il sorriso sono la cifra.
Sono quasi le 11, è l’ora di scendere nella Sala Pinacoteca “Benedetto Croce” per la cerimonia, il pubblico e la stampa attendono l’arrivo di Fratti con curiosità e interesse. L’evento, annunciato da giorni, ha riempito intere pagine di numerose testate abruzzesi e italiane, di agenzie internazionali e anche sulla stampa italiana all’estero. Alcuni registi ed autori di teatro sono venuti anche da lontano per abbracciarlo.
Il presidente Di Pangrazio invita il drammaturgo a sedere al centro, tra lui e il Consigliere D’Ignazio. Porge all’illustre ospite il saluto dell’istituzione, con parole intense, per nulla di circostanza. Parla dei 90 anni dello scrittore che non pesano sul suo entusiasmo e la sua energia. Ricorda come nel 2007 Fratti venne all’Aquila per il suo 80° compleanno, vivendo la festa a sorpresa che il Comune e il TSA gli prepararono. Connotate d’orgoglio, di affetto, di stima profonda e di gratitudine le parole del presidente, per l’onore che in ogni angolo del mondo Mario Fratti rende all’Abruzzo con il suo prestigio di drammaturgo, grazie alle sue opere tradotte in 21 lingue e rappresentate in oltre 600 teatri in tutti i continenti. Gli consegna quindi una Targa con un medaglione tondo di bronzo dov’è raffigurato il Guerriero di Capestrano – il re vestino Nevio Pompuledio, VI secolo a.C. – simbolo di libertà e dell’Abruzzo. Legge poi la pergamena che accompagna il riconoscimento.
“A Mario Fratti, drammaturgo insigne e docente universitario emerito, punto di riferimento della cultura italiana negli Stati Uniti d’America, il Consiglio Regionale d’Abruzzo in segno di ammirazione e gratitudine per l’onore e il prestigio che in ogni angolo del mondo egli rende all’abruzzo sua terra d’origine. L’Aquila, 5 luglio 2017, nel giorno del suo 90° genetliaco. Il Presidente del Consiglio Regionale Arch. Giuseppe Di Pangrazio“.
“Non è né l’unico, né l’ultimo riconoscimento – aggiunge Di Pangrazio -, basti questo a far comprendere che il Consiglio sta ragionando su ulteriori iniziative per rendere onore ai meriti dello scrittore. Chi vuole intendere…”, lasciando capire che l’Assemblea abruzzese si va orientando nella decisione di concedere la più alta onorificenza regionale al grande drammaturgo aquilano. Ha infine concluso affermando che “questo è un giorno straordinario, carico di emozioni. Per la comunità abruzzese è un onore reale, forte, avere tra noi Mario Fratti, è un simbolo per la nostra terra!”.
Lo scrittore, toccato dall’emozione, ma con il grande sorriso aperto, afferma: “Sono felicissimo di essere tra la mia gente, nella mia città dove sono nato 90 anni fa. Mi sento amato e rispettato, forse per la mia cordialità e positività. Cerco di costruire un futuro migliore. Nelle mie opere, contrariamente a certi film o drammi teatrali dove non si capisce mai come finiscono, c’è sempre una conclusione positiva e chiara. Secondo me il dovere principale di un autore è proprio questo. Il sorriso mi ha aiutato tutta la vita a parlare con tutti. Rompe la diffidenza, aiuta a dialogare anche con chi ha un’avversione. Io credo nell’Uomo, nonostante l’uomo. Credo nell’Uomo…, nonostante Trump! La mia qualità è l’essere sempre ottimista e persistente. Quando parlo con i giovani, li invito ad essere persistenti. Anche quando si hanno sconfitte bisogna persistere, perché arriverà il momento del trionfo. Essere ottimisti e impegnarsi, le cose miglioreranno. Sono anche felice perché ho visto che L’Aquila sta rinascendo. Ieri pomeriggio ho fatto una passeggiata nel centro storico. Ho visto la mia casa in via Cembalo de’ Colantoni, i lavori non sono cominciati, ma molti cantieri in città sono all’opera e la ricostruzione procede spedita. Anche quando ho visto case lacerate, ho avuto gioia al pensiero che presto saranno restaurate. Vuol dire che gli amministratori stanno lavorando bene. In America si parla bene dell’Aquila, la percezione è positiva, c’è simpatia dopo un terremoto disastroso. Abbiamo cercato di portare il nostro aiuto. L’Aquila rinascerà, avremo una città molto più bella di prima!“.
Il presidente Di Pangrazio chiama infine chi scrive a portare una testimonianza. Cerco con poche parole di dare un tratto della personalità dello scrittore e della sua sensibilità umana, aperta ai valori positivi, all’attenzione verso gli umili, alla pace. “Non è ora l’occasione per parlare del drammaturgo e delle sue opere, se ne trova ampio riferimento in quanto s’è scritto anche in questi giorni su tutta la stampa abruzzese, italiana e anche all’estero, dagli Stati Uniti al Brasile, dall’Argentina alla Svizzera e oltre. Voglio invece annotare come Mario Fratti, con la sua semplicità e bonomia, dà il senso di come stare bene nel mondo. Chiunque l’abbia visto nel suo ambiente, a New York, ha avuto la percezione immediata della considerazione e del prestigio di cui gode questo straordinario ambasciatore dell’Abruzzo, dell’Aquila e della cultura italiana nel mondo. Lì a New York basta solo dire Mario perché si sappia già che si parla di Mario Fratti. Una relazione non costruita e senza orpelli lui ha con le più alte personalità ma anche con l’homeless, con il senzatetto che chiede per strada l’elemosina, cui non solo egli dà il suo aiuto ma anche una parola di saluto e d’incoraggiamento. Diceva bene il presidente Di Pangrazio, cui va il merito insieme all’Ufficio di Presidenza per questa memorabile giornata: Mario rende migliore il mondo e l’Umanità con le sue opere. Lo credo anch’io che ci sia un quid in più nelle sue opere e nella sua scrittura teatrale, ma sopra tutto nel suo modo di vivere, sempre con l’attenzione rivolta verso ogni essere umano. C’è in fondo un nuovo umanesimo in tutta la quotidianità della sua esistenza. Fratti accende speranze. Ha entusiasmato L’Aquila e il Consiglio Regionale. È uno dei figli d’Abruzzo davvero straordinario”.
Ha dunque ragione, Mario Fratti, quando dice che tutti possiamo migliorare un po’ il mondo e l’umanità. Ciascuno facendo con amore e passione la propria parte. C’è da credergli
Goffredo Palmerini
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