Pieno successo del “BioBlitz – Alla scoperta della biodiversità” organizzato dai Carabinieri Forestali, dall’Università del Molise e dagli Enti dei Parchi nazionali del Gran Sasso e della Majella, con la partecipazione della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Pescara, in corso nella stazione LTER (Long-Term Ecological Research) del Gran Sasso d’Italia, sul versante meridionale di Monte Portella, in territorio interamente compreso in quello del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. E’ il primo evento che si tiene nell’ambito dell’iniziativa “Biodiversità in azione sull’Appennino”, che muove oggi i suoi primi passi per proseguire domani con un’escursione sul Gran Sasso e poi con altri eventi sulla Majella il 22 e il 23 luglio.
Nelle prime sei ore di attività, dalle ore 8 alle ore 14, gli esperti ricercatori sono stati impegnati febbrilmente, con gli interpreti ambientali dei Carabinieri Forestali, famiglie, studenti e insegnati, alla scoperta della biodiversità dell’Appennino, identificando così ben 225 specie, delle quali 132 di piante, 48 di insetti, 15 di licheni e funghi, 10 di uccelli, 15 ragni e 5 di mammiferi e rettili. Molti altri “blitz” stanno per partire e molti altri campioni sono in corso di determinazione da parte degli esperti: è prevedibile quindi che il numero totale salirà a oltre 400 specie. Considerato il tempo limitato a disposizione, la considerevole quota dell’area indagata (da 2100 a 2400 metri), la stagione estiva avanzata e le ridotte dimensioni del campione di specie rilevate, si può stimare che sia presente nell’area un numero totale di specie di piante o animali di grandi dimensioni prossimo a 1000.
L’inanellamento degli uccelli di alta quota, come pure i giochi di educazione ambientale per i bambini, hanno attratto stamattina numerose persone, incuriosite poi anche dalla scoperta di piante, farfalle e grilli. E, dopo il tramonto, si terrà l’evento più atteso, la caccia ai misteriosi suoni dei pipistrelli, attraverso i bat detector in grado di trasformare gli ultrasuoni emessi dai chirotteri in suoni udibili dall’uomo.
BioBlitz è, contemporaneamente, un’azione di ricerca scientifica e di educazione ambientale. Il Primo BioBlitz si è svolto nel 1996 negli USA, sulla base di un’idea geniale dello U.S. National Park Service e del grande ecologo americano E.O.Wilson. In Italia sono state organizzate tre edizioni di questo evento, a partire dal 2012, dal Comitato Nazionale Italia BioBlitz, costituito da esperti delle Università di Roma1/2/3, del Molise e della Tuscia. Il Comitato fornisce il patrocinio e il supporto organizzativo anche a questo evento, organizzato quest’anno dai Carabinieri Forestale. Anche l’Amministrazione Comunale dell’Aquila e l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga hanno fornito il loro patrocinio e supporto.
BioBlitz è una grande esperienza all’aria aperta, un evento durante il quale ecologi e pubblico hanno lavorato insieme per censire in modo rapido e approfondito tutte le forme di vita nello spazio naturale prescelto. Per la giornata di oggi quindi, si svolgerà una vera e propria gara per trovare e identificare il maggior numero possibile di specie in 24 ore. Ogni organismo vivente trovato è stato registrato e inserito in una banca dati che contribuirà a tenere sotto controllo lo stato della biosfera.
Nella giornata di domani le iniziative dell’iniziativa “Biodiversità in azione sull’Appennino” continueranno sul Gran Sasso con una breve escursione adatta a tutti attraverso il sito LTER.
LA STAZIONE LTER DEL GRAN SASSO D’ITALIA
La Stazione di ricerca ecologica a lungo termine del Gran Sasso d’Italia, con i sui 2200-2300 metri di quota, è una delle più elevate d’Italia. Si trova nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e fa parte del macro-sito LTER-Italia “Appennini: ecosistemi di alta quota”, che comprende altre tre Stazioni di ricerca, sull’Appennino Abruzzese (Velino e Majella) e sull’Appennino Tosco-Emiliano. Si tratta di un ambiente molto severo, con temperature estreme sotto lo zero per oltre otto mesi l’anno ed innevamento prolungato fino a sei mesi all’anno.
Dal 1986 gli ecologi, prima delle Università di Roma e dell’Aquila ed ora i Carabinieri Forestale, studiano con continuità lo stato della vegetazione di alta quota, analizzando tutte le specie vegetali presenti in aree fisse di campionamento, dove effettuano rilevamenti periodici una volta l’anno. Dal 2006, gli stessi ecologi studiano le presenze dei rari uccelli di alta quota, effettuandone il monitoraggio una volta alla settimana. E dal 2013 si è cominciato a studiare direttamente anche la neve e il microclima, attraverso apparecchi automatici di rilevamento della temperatura.
Dai primi trent’anni di osservazioni sulla vegetazione, emerge una chiara tendenza all’adattamento all’aridità delle comunità vegetali d’alta quota, nelle quali è in corso un processo di graduale degenerazione, con forte diminuzione delle rare specie adattate ai climi più freddi e l’invasione di quelle più termofile: si tratta verosimilmente degli effetti del generale cambiamento climatico osservato in tutta l’Italia Centro-Meridionale negli ultimi 50-60 anni che, in alta montagna, si esprime soprattutto attraverso la forte riduzione della durata del manto nevoso.
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