“È necessario uscire dalla logica dell’emergenza per la mancanza di risorse idriche poiche’ l’intervento emergenziale, in una fase di grave siccita’ come quella che stiamo attraversando, rischia di portare al nulla”. Lo afferma Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e coordinatore della Commissione Risorse idriche del Consiglio nazionale dei geologi. Il binomio caldo-siccita’, in questa torrida estate 2017, ha creato una situazione drammatica: 2/3 dell’Italia e dei campi coltivati lungo la Penisola sono a secco e secondo un’analisi di Coldiretti, i danni superano gia’ i due miliardi di euro nel settore agricolo. “In questi momenti in cui ci rendiamo coscienti dell’esistenza di un oro blu, non inesauribile, di cui e’ necessario preservare anche la qualita’- spiega il geologo- bisogna ricordare che e’ possibile utilizzare il sottosuolo e le falde in esso contenute come una ‘banca dell’acqua’ che puo’ essere gestita e ricaricata, per poter sostenere quantitativamente e qualitativamente nel tempo una risorsa per noi cosi’ preziosa”. Quali misure intraprendere per dare delle risposte concrete al problema della scarsita’ delle risorse idriche? “Innanzitutto- spiega Violo- molte formazioni geologiche funzionano come immensi serbatoi naturali di acqua con regime poco influenzato da periodi di siccita’. Conoscendo, gestendo, monitorando (e, in alcuni casi, ricaricando) questi serbatoi, possiamo disporre di un volano con cui far fronte alle emergenze; e’ possibile ridurre l’impatto delle derivazioni di acque (soprattutto quelle piu’ preziose come le acque sotterranee)”. Pero’ “ancora troppo spesso le opere di derivazione vengono eseguite senza le necessarie buone regole per preservare l’ambiente geologico o, addirittura, in maniera abusiva”, dice Violo.
“Un terzo esempio riguarda l’abnorme numero di norme, mal coordinate tra loro, e di Enti che intervengono nella gestione della risorsa idrica- aggiunge Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e coordinatore della Commissione Risorse idriche del Consiglio nazionale dei geologi- Un riordino del settore con norme, procedure e competenze semplici e chiare sarebbe a costo zero. Infine, strettamente connesso al tema della perdita di quantita’ di risorsa idrica e’ il tema del mantenimento della qualita’, messa a rischio da microinquinanti ed inquinamenti diffusi. Promuovere il riuso delle aree dismesse non solo porta ad un minor consumo di suolo ma anche a una minor pressione sulle acque sotterranee. Oggi migliaia di siti contaminati attendono di essere riqualificati, con benefici non solo sul suolo ma anche sulla qualita’ delle acque sotterranee”. La gestione delle risorse idriche “deve, in tempi di abbondanza, preparare le riserve per i sempre piu’ frequenti periodi siccitosi- segnala violo- Se per alcune aree puo’ essere ancora possibile pensare a bacini superficiali, per altre e’ il sottosuolo che deve fungere da riserva, sia suddividendo i vari usi su diversi acquiferi in funzione della qualita’, sia utilizzando il sottosuolo stesso come la piu’ naturale delle riserve d’acqua. Oggi disponiamo di metodi per trattenere le acque il piu’ possibile all’interno del territorio, rallentandone il deflusso, mantenendo il deflusso vitale dei fiumi e dei torrenti e favorendo la ricarica delle falde con un positivo effetto di rallentamento dell’abbassamento dei livelli delle falde nei periodi siccitosi”.
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