È stata segnalata da alcuni cittadini una discarica nei pressi del fiume Tordino, nella zona industriale di Mosciano Sant’Angelo alla fine di via del Fiume. Nella discarica sono presenti grossi bidoni blu solitamente utilizzati dalle aziende, lastre di eternit frantumate e rifiuti di vario genere.
Purtroppo niente di nuovo, visto che i nostri lungofiumi sono pieni di aree con rifiuti abbandonati come quella individuata a Mosciano Sant’Angelo. La cosa preoccupante, però, è che la stessa discarica abusiva era già stata segnalata da alcuni ciclisti alla Polizia ecologica provinciale che aveva sottoposto a sequestro l’area nel febbraio del 2016.
Sono quindi passati 18 mesi senza che di fatto sia successo nulla. Anzi, sicuramente, la situazione è peggiorata, considerato che i rifiuti sono rimasti abbandonati per un lungo periodo e che, nelle vicinanze, sembra siano stati scaricati nel frattempo rifiuti edili pericolosi, interrati nelle adiacenze.
Il WWF chiede che si attivi immediatamente la bonifica dell’area e che si adottino misure atte a evitare il ripetersi dell’abbandono di rifiuti nel sito.
La vicenda fa poi sorgere alcune riflessioni:
la presenza di microdiscariche abusive è una costante dei nostri lungofiume, ma è particolarmente grave che un’area sottoposta a sequestro venga poi dimenticata;
il facile accesso a scarpate e corsi d’acqua attraverso strade carrabili aperte più o meno abusivamente rende semplicissimo l’abbandono dei rifiuti in zone frequentate da veri e propri delinquenti che, invece di conferire i rifiuti nei centri autorizzati, li abbandonano all’aperto così da non dover pagare i costi di smaltimento e non dover giustificare la provenienza dei rifiuti stessi;
l’incapacità di arginare fenomeni come l’abbandono dei rifiuti da parte di piccoli delinquenti, apre la strada alle grandi organizzazioni criminali che fanno grandi affari sul traffico e sullo smaltimento illegali di rifiuti. Il non controllo e la mancata repressione dell’abbandono dei rifiuti rende il nostro territorio appetibile a quanti sono intenzionati a determinare situazioni ben più gravi;
alla repressione dei reati deve accompagnarsi anche un’azione di prevenzione. Da questo punto di vista rendere fruibile il lungofiume può essere una soluzione. L’ipotesi di un grande parco fluviale lungo il fiume Tordino con la rinaturalizzazione del corso d’acqua nei tratti più compromessi, la chiusura delle strade abusive sul lungofiume di quelle e la creazione di una pista ciclabile rispettosa dell’ecosistema fluviale che da Teramo arrivi fino alla costa aumenterebbe la corretta fruizione di questi luoghi e renderebbe più difficile l’azione di quanti hanno bisogno di agire lontano da testimoni.
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