Una bomba alla stazione, esplosa alle 10.25 nella sala d’aspetto della seconda classe. Un sabato mattina d’estate, ai primi d’agosto per di più, che per tanti segnava l’inizio delle vacanze. Ci furono 85 morti e 200 feriti nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La più piccola aveva 3 anni e si chiamava Angela Fresu, il più anziano era Antonio Montanari, 86 anni. La bomba, composta da 23 chilogrammi di esplosivo, fece crollare un tratto di edificio lungo 50 metri, l’onda d’urto investì il treno Ancona-Chiasso fermo sul primo binario e distrusse il parcheggio dei taxi davanti alla stazione. Da quel giorno sono passati 37 anni e oggi, come ogni anno, la città di Bologna celebra la memoria di quella strage e scende in piazza “per non dimenticare”.
Quest’anno, insieme ai familiari delle vittime e a tanti cittadini, in piazza ci sarà anche l’autobus di linea 37, che quel giorno vene utilizzato per trasportare i feriti e poi anche i corpi delle vittime, nascosti alla vista dai lenzuoli bianchi attaccati sui finestrini, tanto da diventare uno dei simboli della strage. Insieme all’orologio della stazione, che si ruppe e si fermò per sempre. Fu sostituito, ma per scelta venne lasciato fermo alle 10.25, orario dell’esplosione della bomba.
Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva, come esecutori materiali, i terroristi ‘neri’ Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, quest’ultimo minorenne all’epoca dei fatti. Ma l’indagine sui mandanti non è mai arrivata a un punto fermo. E di recente la Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, aperta quasi sei anni fa, per trovare chi fu a decidere e ordinare quella strage. E’ questo uno dei motivi per cui quest’anno l’associazione dei familiari delle vittime è molto arrabbiata: avevano presentato un dossier corposo ai pm, ed erano certi che ci fosse materiale per arrivare a scoprire i mandanti, tanto che hanno già annunciato che presenteranno al giudice opposizione alla richiesta di archiviazione. L’udienza si terrà il 28 ottobre.
Un altro motivo che ha scatenato la rabbia dei parenti è la mancata applicazione della legge 206 sui risarcimenti per le vittime, cosa che portato il presidente Paolo Bolognesi a dire che qualunque ministro venga a Bologna in rappresentanza del Governo sarà “sgradito” ai familiari.
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