Facebook sta testando una nuova funzione: sul “news feed”, la pagina iniziale dell’account, appariranno solo contenuti creati da amici e a pagamento. Tutti gli altri contenuti per la cui visibilita’ sul social network l’amministratore non ha pagato finiranno invece in una sezione secondaria chiamata “explore feed”. Per ora la nuova funzionalita’ e’ attiva in soli sei Paesi, Sri Lanka, Guatemala, Bolivia, Cambogia, Serbia e Slovacchia, ma molti, soprattutto piccoli organi di stampa, ong e chiunque non possa permettersi di pagare per la visibilita’ dei propri contenuti, ne hanno gia’ avvertito l’effetto. Secondo CrowdTangle, sito slovacco di analisi dei dati sull’uso che fanno gli utenti di Facebook, le “interazioni” come i like, i commenti e le condivisioni di contenuti creati dalla maggior parte degli organi d’informazione del Paese sono crollate del 60 per cento nelle 24 ore successive all’attivazione della nuova funzionalita’. “Meno capacita’ di raggiungere il pubblico puo’ essere un serio problema per tante piccole realta’ che non possono permettersi di pagare Facebook per publicizzarsi e non hanno altro modo per farsi conoscere. Parlo di mezzi di comunicazione ma anche di ong o semplici iniziative di privati cittadini” ha dichiarato Filip Struhárik, giornalista slovacco per il sito ‘Dennik N’.
Contrario anche Otto Angel, giornalista televisivo guatemalteco: “Mezzi di comunicazione indipendenti sono vitali per il mio Paese, per la democrazia e per combattere la corruzione. Adesso usiamo la funzione delle dirette Facebook per rendere pubblici i processi in casi di corruzione. Con questa nuova funzione abbiamo gia’ perso il 57 per cento degli spettatori al giorno”. Nel 2011 in Guatemala, una manifestazione non legata ad alcuna forza politica e organizzata unicamente tramite un evento creato su Facebook sull’onda di uno scandalo di un grave caso di corruzione ha portato alle dimissioni dell’allora vice-presidente Roxana Baldetti. “Una sola compagnia ha un controllo enorme sul flusso di informazioni in tutto il mondo” ha dichiarato Dina Fernandez, cronista del giornale guatemalteco ‘Soy502’, citata questa settimana dal britannico ‘The Guardian’. “Questo fatto da solo dovrebbe essere fonte di preoccupazione; e’ a dir poco orwelliano”.
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