E’ morto oggi all’alba a Stresa, in Piemonte, Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra (dove guidò la comunità religiosa dal 1978 al 1999). Aveva 94 anni ed è si è spento presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. Don Riboldi diede voce alle vittime del sisma in Belice, in Sicilia, costrette a vivere al freddo nelle baracche, e fu sempre in prima linea contro mafia e camorra, tanto che a un cero punto gli venne assegnata la scorta. Divenne famosa questa frase che lui ripeteva spessa: “Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”. A dare la notizia della sua morte è la Curia di Acerra, che riporta la sua storia:
Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi fece il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno. Sede vacante da 12 anni, ad Acerra c’è da rianimare la vita ecclesiale e da sostenere l’intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona. Attento fin dal primo momento alla vita e ai problemi di ogni giorno delle persone, l’azione più impegnativa per complessità e per durata è il contrasto alla camorra. Storica la marcia che negli 80’ porta migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso Raffaele Cutolo.
«Meglio ammazzato che scappato dalla camorra», ha detto don Riboldi ricordando la risposta della mamma al suo timore quando viveva sotto scorta, «in quel momento – dichiarò il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra – mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono».
Anche la vita diocesana riprese vigore grazie al carisma e all’impegno di monsignor Riboldi: fiore all’occhiello sono gli annuali convegni diocesani, momenti forti di vita ecclesiale e grazie ai quali arrivano ad Acerra illustri relatori tra cui il cardinale Carlo Maria Martini. Lo stesso Riboldi ricordava spesso con sano orgoglio lo stupore che gli aveva confessato l’arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalità, nonostante le piccole dimensioni della diocesi.
Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a centinaia di migliaia di persone.
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